XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B
Oggi è la Giornata Missionaria Mondiale che si celebra in tutte le comunità cristiane, immagino in molteplici forme e creatività diverse e con il coinvolgimento di tanti operatori, laici, religiosi e degli stessi Missionari. È un appuntamento importante, perché se una Chiesa non è capace di essere missionaria, difficilmente sarà capace di vivere e testimoniare il Vangelo, altrimenti corre il rischio di atrofizzarsi e rimanere concentrata troppo su sé stessa; sentirsi l’ombelico del mondo, per dirla alla Jovanotti.
Il Vangelo di questa domenica ci racconta la vicenda di Bartimeo, cieco e mendicante ai bordi della strada di Gerico.
Mi stuzzica questo perla di Vangelo, mi aiuta a riflettere anche sulla Giornata Mondiale di oggi, proprio attraverso “gli occhi” di questo cieco mendicante di pietà e di umanità.
Figura di tutti gli “invisibili” di oggi, che vivono in ogni latitudine, negli angoli delle strade e lungo i marciapiedi delle nostre città o al di là dei muri veri e propri e di leggi blasfeme per impedirne il loro passaggio. Sono milioni e milioni i Bartimeo di oggi tenuti a distanza di sicurezza dai nostri occhi, orecchie e cuore. Si fa di tutto per non udire il loro grido: “Abbi pietà di me”: oggi si preferisce bandire la pietà, la si censura, la si ridicolizza o peggio ancora la si condanna, perché chi osa raccoglierla e farla sua, rischia di commettere un reato.
Vivere la Giornata Missionaria non significa anche eliminare quelle barriere che ci dividono? Non significa per lo meno scegliere di non stare dalla parte di coloro che anche oggi: “lo rimproveravano perché tacesse”? Noi, insieme a loro dovremmo gridare!
Dall’altro lato i Bartimeo, di ieri come quelli di oggi, ci possono aiutare a capire che la loro presenza ci evangelizza. Anche loro sono Missionari quando ci sollecitano a fermarci, perché anche attraverso la loro presenza a volte fastidiosa, sono un grido per lasciarci anche evangelizzare. Proprio come ha saputo fare Gesù durante il suo passaggio a Gerico, con la folla che lo spingeva a proseguire verso la città Santa.
Bartimeo, invece grida, alza la voce, è fastidioso, “fa casino” per farsi notare dal “Figlio di Davide” che passa davanti a lui. Vuole che si fermi proprio da lui, cieco e mendicante di pietà. Sapersi fermare, ecco il primo passo per una autentica “Missionarietà”. È proprio questo il dono più bello e difficile che i Bartimeo di oggi reclamano a tutti a noi, sempre più indaffarati a correre per recuperare il tempo perso a causa della pandemia.
Loro stanno lì, a mendicare qualche spicciolo di umanità, quella che ormai rischiamo di perdere a tutti i livelli. Come sarà possibile evangelizzare se smarriamo i tratti tipici dell’umanità? Senza i Bartimeo la nostra “Missione” rischia di perdere le coordinate essenziali di una vera umanità e di rimanere ancora appesantita dei tanti “mantelli” mondani che coprono e
nascondono la luminosità del Vangelo.
Don Agostino – campo Rom di Coltano (PI) – 23 Ottobre 2021 –