gallo pietro

Un gallo cantò

gallo pietro

«Tra una riga e l’altra dell’Evangelo c’è uno spazio bianco che può essere occupato dalla tua fantasia, e anche la fantasia è una cosa seria se non invade le righe.» Recita così la prefazione al libro di don Luisito Bianchi C’era una volta Pasqua al mio paese ed. Gribaudi, 2006. Si tratta di un’espessione che inquadra molto bene il testo proposto di seguito.

E’ un racconto liberamente tratto da Il Gallo Alighiero di Sole e Luigi Larocchi www.mec-carmel.org, Un testo che si avventura con discrezione e delicatezza tra gli spazi bianchi che i vangeli canonici (Lc 22,54-62 , Mc 14,66-72 , Mt 26,69-75 , Gv 18,15-27  ) offrono al lettore. La vicenda nota del rinnegamento di Pietro, mentre si scaldava al fuoco nel cortile del sinedrio, viene riletta da un punto di vista particolare, quello del gallo che cantò.

A volte cambiare il punto di vista ci offre uno sguardo originale della vicenda nota e magari ci fa cogliere aspetti che non abbiamo rilevato. Spero che accada anche con questo racconto.


Il Vangelo (Lc 22,54-62)

54 Dopo averlo preso, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. 55 Siccome avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno, anche Pietro si sedette in mezzo a loro. 56 Vedutolo seduto presso la fiamma, una serva fissandolo disse: «Anche questi era con lui». 57 Ma egli negò dicendo: «Donna, non lo conosco!». 58 Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei di loro!». Ma Pietro rispose: «No, non lo sono!». 59 Passata circa un’ora, un altro insisteva: «In verità, anche questo era con lui; è anche lui un Galileo». 60 Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. 61 Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». 62 E, uscito, pianse amaramente.


Un gallo cantò

Alighiero era un gallo, ma non un gallo qualunque. Era l’unico gallo di una fattoria non troppo piccola e non troppo grande in un posto non particolarmente noto che sorgeva in una zona ai limiti di un vasto impero. A lui era affidato un compito di grande responsabilità. Non appena cominciava ad albeggiare,  Alighiero saliva sullo steccato che recintava il pollaio e con il suo potente chicchirichì destava tutta la casa. Per questa sua incombenza, era tenuto in una certa considerazione non solo dai padroni, ma anche da tutti gli altri animali del cortile. Per le galline era un onore ricevere le sue attenzioni. Al suo passaggio tutti gli animali si inchinavano con reverenza e si affrettavano a salutarlo. Insomma era il capo indiscusso dell’aia e di questo andava molto fiero.

Un giorno si accorse di un buco nella palizzata proprio alla sua altezza. Con immensa sorpresa vide, al di là della recinzione, altre persone e altri animali di cui mai aveva sospettata l’esistenza. Inizialmente prevalse la curiosità. Trascorreva giornate intere a spiare al di là della palizzata per vedere cosa accadeva. Sentì parlare di una favolosa città chiamata Roma e di un uomo così potente da possedere tutto il mondo: lo chiamavano l’Imperatore. Alla curiosità subentrarono invidia e tristezza: «Ma allora esistono uomini ben più potenti di questi poveretti con cui ho vissuto finora. Certamente nei loro palazzi avranno anche dei galli che danno la sveglia. Chissà di quali privilegi godranno!». Cominciò a sentirsi depresso, trascurando il suo importante compito e dando la sveglia nei momenti meno opportuni: perfino a notte fonda. I padroni di casa cominciarono a lagnarsi di lui: «A cosa serve un gallo che non sa fare il gallo?».

Sempre più depresso, una notte Alighiero prese un’importante decisione: «Basta! pianto tutto, andrò alla scoperta del mondo. Anzi, diventerò il gallo dell’imperatore e con la mia possente voce darò la sveglia a lui e al mondo intero!» Si accorse però che nel cortile accanto stava accadendo qualcosa di insolito. Sentì dire che era stato catturato un famigerato sovversivo, un poco di buono: aveva osato proclamarsi nientemeno che re, in barba alle leggi di Roma. Nonostante fosse tardi tutti erano in piedi. In realtà si trattava di un visionario che passava le giornate insieme a certi amici perdigiorno a parlare e a raccontare storie. Per giudicarlo erano stati scomodati persino i capi del Sinedrio, i responsabili della città. Di lì a poco sentì una  donna gridare contro un poveretto che, infreddolito, si stava scaldando presso il fuoco. «Era con lui, vi dico – strillava la donna l’ho visto con quell’ uomo  che stanno processando». Il poveruomo, temendo di essere catturato e processato anche lui, negava con energia: «Non so di cosa parla! Io quello lì non lo  conosco!» Cominciò a formarsi un crocicchio di persone incuriosite dalle grida. Alighiero riconobbe persino alcuni soldati del potente imperatore. Si distinguevano da tutti gli altri perché avevano un curioso copricapo che imitava la cresta dei galli. Evidentemente l’imperatore doveva avere una grande  considerazione per gli animali della sua specie!

Emozionato pensò: «Se adesso canto, i soldati romani sicuramente riferiranno all’imperatore di avere  trovato il miglior gallo di tutto l’impero» e così lanciò un forte chicchirichì. Poiché nessuno sembrava averlo ascoltato riprovò ancora una volta, e poi un’altra. Ma nessuno gli badò! Soltanto il poveruomo che era stato preso di mira si voltò a guardarlo. Era pallido come un cencio, come se un grande  dolore lo avesse all’improvviso colpito. Non c’era più paura nei suoi occhi, ma soltanto una grande tristezza, il dolore sconfinato che afferra chi ha tradito un  amico. Abbassò il capo, scoppiò a piangere e scappò via. Il crocicchio di persone si sciolse. Alighiero guardò la scena con grande risentimento «Gente incivile e incolta, non meritate certo la mia presenza » pensò. Ma come, aveva fatto il più bel chicchirichì che la storia dei galli potesse narrare e nessuno vi  aveva badato! e triste ritornò al suo solito posto sul palo più alto del pollaio.

Povero Alighiero! Era talmente preoccupato di diventare famoso  compiendo gesta memorabili, da non capire il senso di quanto era accaduto proprio sotto i suoi occhi. Non si era accorto che proprio quella notte – e facendo semplicemente ciò che sapeva fare – il suo desiderio era stato esaudito: non solo aveva contribuito a cambiare la vita di un uomo, ma dell’intera  umanità! Certe volte non ci si accorge che si possono costruire cose grandi, facendo le cose di tutti i giorni. Anche il più semplice chicchiricchì può  rientrare nel più ampio disegno di Dio e quante volte si ripete accanto a noi la stessa scena senza che ce ne accorgiamo! Apriamo gli occhi!!

A cura di Laura B. 2011

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