La croce interpella, scandalizza, provoca, difficile rimanerne indifferenti. Davanti al crocifisso hanno sostato in riflessione tutti gli uomini che l’hanno trovata sulla loro strada, credenti e non credenti. Ognuno misurandosi con questo strumento di tortura e condanna a morte dei romani divenuto simbolo di salvezza per i cristiani. Celebri sono le argomentazioni di S.Agostino il quale commentando la lettera agli Efesini di S.Paolo (Ef 3, 13-18 ) riflette sul mistero della croce servendosi delle quattro dimensioni: “la larghezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità“. Attraverso questi elementi il santo d’Ippona mostra che l’amore è l’unica strada attraverso la quale possiamo purificare il cuore, raggiungere la pace, sperare di vedere Dio. Nel discorso 165 di cui riporto i paragrafi interessati al discorso della croce, mediante un’accurata esegesi, Agostino mostra che il vero perno delle dimensioni del mistero della croce è l’amore.
SANT AGOSTINO – DISCORSO 165
DALLE PAROLE DELL’APOSTOLO (Ef 3, 13-18):
“VI PREGO, QUINDI, DI NON PERDERVI D’ANIMO PER
LE MIE TRIBOLAZIONI PER VOI, SONO GLORIA VOSTRA…”
LA GRAZIA E IL LIBERO ARBITRIO, CONTRO I PELAGIANI
TENUTO NELLA BASILICA MAIORUM
Nelle quattro dimensioni il mistero della croce.
3. 3. Vi spiegherò pertanto, fratelli miei, che cosa questo stia a significare. Se per qualcuno forse è più facile che vuol dire? Perché sono meno capace sia di comprendere sia di far conoscere la larghezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, queste quattro dimensioni che cita l’Apostolo, lo trascurerò? Non busserò io forse e non sarò aiutato dalle vostre preghiere per esporvi qualcosa di salutare? Perché ti incammini con lo spirito, uomo che sei cristiano, verso la larghezza della terra, la lunghezza del tempo, l’altezza del cielo, la profondità dell’abisso? Quando giungerai a comprendere tali dimensioni con la mente o con i sensi del corpo? Cioè: sia riflettendo, sia fissandovi lo sguardo, quando giungerai a comprendere tali dimensioni? Ascolta appunto l’Apostolo che ti dice: Quanto a me, non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo 7. Da parte nostra gloriamoci in essa, almeno perché con il nostro peso siamo su di essa. Tutti gloriamoci in essa, o buoni fratelli, in essa gloriamoci. Vi troveremo forse e la larghezza e la lunghezza e l’altezza e la profondità. Da queste parole dell’Apostolo, in certo qual modo infatti, la croce ci viene innalzata davanti. Dimostra infatti la larghezza, in cui sono inchiodate le mani; dimostra la lunghezza, in quanto il tronco si tende di lì fino a terra; dimostra anche l’altezza, poiché dallo stesso tronco trasversale, in cui sono inchiodate le mani, sporge alquanto e vi è posato il capo del crocifisso; dimostra anche la profondità, vale a dire ciò che è infisso sulla terra e non si fede. Considerate il grande mistero. Da quella profondità che non si vede, si eleva tutto ciò che vedi.
La larghezza, la lunghezza, l’altezza-profondità della croce.
4. 4. Allora dov’è la larghezza? Poniti a confronto con la vita e i costumi dei santi, i quali dicono: Non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo 8. Nel loro comportamento troviamo la larghezza dell’amore, di cui li ammonisce lo stesso Apostolo, dicendo: Aprite il vostro cuore, non siate di quelli che portano il giogo assieme agli infedeli 9. E dal momento che era di grande cuore, egli che li esortava all’apertura, ascolta che cosa giunge a dire: La nostra bocca si è aperta verso di voi con franchezza, Corinzi; il nostro cuore è tutto aperto 10. Ne segue che la larghezza è l’amore, l’unico che opera il bene. La larghezza fa sì che Dio ami chi dona con gioia 11. Effettivamente se uno si è trovato alle strette, darà a malincuore; se darà affliggendosene, sarà perduto ciò che darà. E’ necessaria, quindi, la larghezza dell’amore, perché non vada perduto ciò che fai di buono. Ma poiché il Signore afferma: Quando dilagherà l’iniquità, l’amore di molti si raffredderà 12; dammi anche la lunghezza. In che consiste la lunghezza? Colui che persevererà sino alla fine, sarà salvo 13. Questa è la lunghezza della croce, dove si stende tutto il corpo; dove, dove si resta dritti, e così rimanendo si persevera. Pertanto, se tu che ti vanti nella croce desideri avere la larghezza della croce, abbi la forza di operare il bene. Se vuoi avere la lunghezza della croce, abbi la longanimità del perseverare. Se poi vuoi avere l’altezza della croce, riconosci che cosa ascolti e dove lo ascolti: in alto il cuore. Che cosa vuol dire: ” in alto il cuore “? In alto spera, in alto ama; all’alto chiedi la forza, dall’alto attendi la ricompensa. Giacché, se ti comporti bene e dài lietamente, è come se avessi. Se persevererai fino alla fine nelle medesime buone opere, la lunghezza. Ma se non fai tutte queste cose in vista della ricompensa divina, tu non possederai l’altezza; e non ci sarà più né la larghezza né la lunghezza. In che consiste infatti il possedere l’altezza, se non avere Dio nella mente, amare Dio, e nell’amare gratuitamente Dio, egli che soccorre, egli che guarda, egli che corona, egli che concede la ricompensa; infine nel considerare lui quale premio, nel non attendere da lui altro che lui stesso? Se ami, ama gratuitamente; se è vero che ami, egli sia la ricompensa che tu ami. O non è forse vero che ti sono care tutte le cose e disprezzi colui che ha formato tutte le cose?
La profondità della croce.
5. 5. Perché ci sia possibile tutto questo, per noi l’Apostolo ha piegato le ginocchia, soprattutto perché ci sia dato. Ci atterrisce infatti anche il Vangelo: A voi è dato di conoscere il mistero del regno, ma a loro non è dato. Così a chi ha sarà dato. Ma chi è che ha ed al quale si darà se non colui al quale è stato dato? Ma a chi non ha, a lui sarà tolto anche quello che ha 14. Chi è invece che non ha se non colui al quale non è stato dato? Perché è stato dato a quello e a quello no? In questo consiste la profondità della croce ed oso dirlo. Dal profondo di non so quale dei giudizi di Dio, che non possiamo far sì che vengano penetrati e contemplati, procede tutto ciò che ci è possibile. Da non so quale profondità dei giudizi di Dio, che non possiamo fare oggetto di contemplazione, che non siamo capaci di penetrare, procede tutto ciò che possiamo. Io vedo ciò che posso: non vedo a che si deve che io possa; solo perché anche ciò che posso lo vedo soltanto fino al punto di conoscere che viene da Dio. Ma il fatto del dare all’uno e non all’altro mi supera, è un abisso, è la profondità della croce; posso erompere in voci di ammirazione, non posso condurre una discussione dimostrativa. Che cosa di tale profondità può raggiungere il mio grido di stupore? Come sono grandi le tue opere, Signore 15! I Pagani ricevono la luce, i Giudei sono accecati. Alcuni neonati ricevono il lavacro del sacramento del Battesimo ma altri neonati si lasciano nella morte del primo uomo. Come sono grandi le tue opere, Signore! Fuor di misura profondi i tuoi pensieri! E prosegue: L’uomo insensato non intende e lo stolto non capisce queste cose 16. Perché non capisce lo stolto e l’insensato? Perché si tratta addirittura di qualcosa di profondo. Se infatti non lo intende lo stolto, ma lo intende il sapiente, non è qualcosa oltre misura profondo. Ma se il sapiente si rende conto che è qualcosa di profondo, lo stolto non avverte neppure che è profondo.
Fonte: http://www.augustinus.it/italiano/discorsi/discorso_215_testo.htm
Testo completo del discorso: http://www.augustinus.it/italiano/discorsi/discorso_215_testo.htm
Note
7 – Gal 6, 14.
8 – Ibidem.
9 – 2 Cor 6, 14.
10 – 2 Cor 6, 11.
11 – Cf. 2 Cor 9, 7.
12 – Mt 24, 12.
13 – Mt 24, 13.
14 – Mt 13, 11-12.
15 – Sal 91, 6.
16 – Sal 91, 6-7.