Più non abitate conventi di pietra
perché il cuore non sia di sasso!
E anche voi, uomini, non fate
artigli delle vostre mani.
Liberi, o monaci, tornate
senza bisaccia, nudi
i piedi sull’asfalto.
Sia il mondo
il vostro monastero
come un tempo
era l’Europa.
Abbattete i reticolati di queste
città-lager,
dove ognuno è cintato
dal sospetto perfino del fratello —
di chi sia primo
ad uccidere.
Una tenda vi basti a riparo
dalle bufere,
e Dio ritorni
vagabondo
a camminare sulle strade,
a cantare con voi
i salmi del deserto.
Vi basti leggere il vostro
nome nel vento
e nel cielo azzurro:
mormorato
sotto una palma
nelle pause dei canti.
O frate Nessuno
sei l’antica immagine di Cristo
sparpagliato in ogni lembo
di umanità, vessillo
che ci manca…
Più la gloria non abita il tempio
da quando del pinnacolo
ha fatto sua stabile dimora
il Tentatore.
(da “O SENSI MIEI… POESIE 1948-1988” – pag. 572)