25 aprile, liberazione dell’Italia. Come tutte le commemorazioni rischia di diventare vuota retorica. Il rito ha la prevalenza sul significato. La memoria storia del passato che nulla ha da dire a chi quel passato non l’ha vissuto. Lo spettacolo teatrale “Mai morti” di Renato Sarti con Bebo Storti, che vidi a teatro anni fa, ha il pregio di riportare ai nostri giorni vicende della dittatura fascista poco conosciute (nelle mie classi quanto successe a Debrà Libanos non era noto a nessuna/o) e collegarle idelmente seguendo un filo rosso fino ai giorni più tristi della nostra storia recente. Liberazione. Anche oggi abbiamo bisogno di liberarci da quella logica che non è mai morta ma che, cambiando pelle, si ripresenta in tutta la sua drammatica violenza.
Liberazione, Passover.
E’ il nome che nella lingua inglese si utilizza per indicare la Pasqua ebraica (quella cristiana è indicata con Easter). L’epopea della grande storia di liberazione , di uscita, di passaggio verso un futuro in cui non ci siano schiavi e padroni, oppressi e oppressori. Cittadini con pieni diritti, magari privilegi, e persone che stanno alla finestra a guardare, esclusi, ai margini. LIberazione è la richiesta di una convivialità che metta la parola fine alla violenza nelle sue molteplici forme: personali, politiche, economiche. E’ il sogno di un’umanità liberata. L’Esodo ha segnato come paradigma tante altre storie di liberazione che si sono succedute nella storia. E’ una metafora potente per ogni uomo, ad ogni latitudine e longitudine. “Ogni generazione deve considerare se stessa come uscita dall’Esodo” (Psahim 10,5 – testo rabbinico sulla Pasqua).
L’augurio che il 25 aprile sia davvero un esodo verso una società più giusta, una festa di gioia per tutti.
MAI MORTI
testo e regia Renato Sarti
con Bebo Storti
video di Mirko Locatelli
produzione Teatro della Cooperativa
in collaborazione con Teatridithalia, Teatri 90 Progetti/Maratona di Milano
Mai Morti è uno spettacolo che fa discutere, arrabbiare, divide, emoziona e commuove. Con una scrittura evocativa (una sorta di affabulazione nera), Renato Sarti ripercorre la nostra storia recente attraverso i racconti di un uomo mai pentito, per riflettere su quanto – in Italia – razzismo, nazionalismo e xenofobia siano ancora difficili da estirpare.
È affidato a Bebo Storti il difficile compito di dare voce a questo nostalgico delle “belle imprese” del ventennio fascista, oggi impegnato in prima persona a difesa dell’ordine pubblico contro viados, extracomunitari, zingari e drogati. Mai Morti era il nome di uno dei più terribili battaglioni della Decima Mas. A questa formazione, che operò a fianco dei nazisti nella repressione antipartigiana, e al magma inquietante del pianeta fascista il personaggio guarda con delirante nostalgia. Durante una notte milanese dei nostri giorni il protagonista si abbandona a ricordi sacri, lontani, cari. Evoca il bell’agire della Ettore Muti, banda fascista che Mussolini elevò a legione autonoma che rimarrà tragicamente nella memoria della città per la ferocia delle torture praticate a centinaia di antifascisti. Rivive la strage della comunità copta di Debrà Libanos , a novanta chilometri da Addis Abeba, dove nel 1937 il viceré Rodolfo Graziani e il generale Maletti Pietro Senior si resero protagonisti dell’eccidio di 2000 fra fedeli e diaconi. Accenna all’uso indiscriminato e massiccio dei gas da parte dell’esercito italiano in Africa contro le popolazioni civili. E ancora rievoca le più orribili imprese portate a termine dalla Decima Mas nel Canavese e in Friuli nel 1944. Anche il passato più prossimo, e il nostro presente, animano i suoi sogni a occhi aperti: dalla Milano incandescente del 1969 quando “ai funerali di Piazza Fontana si doveva fare il gran botto finale. (…) Allora si che si riusciva a scaraventare anarchici tranquillamente dalla finestra, raccontare frottole a destra e a manca e farla comunque sempre franca” fino ai fatti agghiaccianti del G8 di Genova e alla morte di Carlo Giuliani.
Un monologo che cerca di rammentare, a chi se lo fosse dimenticato o non l’avesse mai appreso, che la parola antifascismo ha ancora un fondamentale e profondo motivo di esistere.
Note: Nel 2003 la Mondadori ha pubblicato un cofanetto con testo e videocassetta dello spettacolo.
Video
Lo spettacolo teatrale in un video di YouTube