Il testo che Rossella ha scritto per questo Natale è veramente toccante, intenso. Traduce il mistero dell’incarnazione nella vita di una persona, Rosa, che sa stupirsi della semplicità di un ordinario quotidiano e in questo sa scorgere e riconoscere il dono di Dio. Dono che si rinnova in veste nuova quando la protagonista offre il suo prezioso manufatto frutto del lavoro di anni ai rifugiati, persone che storie di egoismi e violenze hanno abbandonato sulle sponde della sua isola.
Un racconto che ci parla dello stupore necessario per accogliere il dono di Gesù nella nostra vita e nel saper incontrare questo Dio anche nelle persone che interpellano la nostra coscienza. Dono ricevuto che si fa dono gratuito per gli altri attraverso le nostre scelte.
Le stelle di Rosa
Rosa aveva il nome di un fiore perché era nata nel mese di maggio, in un bellissimo e fiorito mese di maggio, su una piccola isola che non aveva mai lasciato! Amava quel luogo circondato dal mare e non aveva mai desiderato andare altrove: lì c’erano la sua casa e tutti i suoi affetti più cari e questo le bastava per essere felice. Sì…. Rosa era una donna felice! E lo diceva a chiunque le domandasse come stava, regalando anche un sorriso sincero al suo interlocutore.
Ormai aveva festeggiato tanti compleanni, ottanta per l’esattezza, ma le sue mani ancora si muovevano con precisione quando si trattava di ricamare, perché “saper ricamare (come diceva sempre lei) “era un regalo che le aveva fatto Gesù e i regali di Gesù durano per tutta la vita, se li apprezzi e se ogni sera prima di addormentarti lo ringrazi con tutto il cuore per averteli donati”. E Rosa non dimenticava mai di dire un bel “grazie” a Gesù per averle dato mani in grado di creare opere meravigliose con l’ago e il filo! Anzi… aveva trovato un modo molto originale perché il suo “grazie” fosse non solo sincero… ma anche luminoso e bello!
Un giorno ormai lontano, quando Rosa era ancora una ragazzina, durante la Messa aveva sentito le parole di una preghiera, un salmo, che dicevano così :
“I cieli narrano la gloria di Dio,
l’opera delle sue mani annuncia il firmamento.
Il giorno al giorno ne affida il racconto
e la notte alla notte ne trasmette notizia.” (Salmo 19)
Quel giorno era uscita dalla chiesa del suo paese guardando il cielo con uno sguardo diverso dal solito; le sembrò che quel cielo non fosse più silenzioso e distante, ma che sussurrasse agli uomini di aprire bene gli occhi e di guardare con stupore il mondo che li circondava… perché era dono di Dio! Lei stessa trascorse le ore di quella giornata a contemplare ciò che fino al giorno prima non aveva attirato la sua attenzione: il sentiero sterrato davanti alla sua casa e gli alberi che lo costeggiavano… i fiori che riuscivano a spuntare tra le pietre della fontana del paese…. … gli uccelli che dal campanile volavano tutti insieme verso i tetti del comune quando iniziavano a suonare le campane… e il mare, quel mare immenso che profumava l’aria in modo diverso in ogni ora del giorno e della notte; tutto le sembrò nuovo e straordinario quel giorno! Tutto cantava l’amore di Dio per gli uomini! E quella notte, guardando il cielo stellato, Rosa prese una decisione: “ogni sera, ringraziando Gesù per quanto mi dona ogni giorno, ricamerò anche una stella. Alla fine della mia vita, forse, questi ricami continueranno a parlare a chi verrà dopo di me…”.
La ragazzina non raccontò a nessuno di quel progetto tanto particolare, ma da quella sera iniziò veramente a ricamare stelle, pregando. Continuò a farlo anche da giovane, poi da sposa, poi da mamma e poi da nonna; riuscì a farlo in tempo di guerra e in tempo di pace, quando il cibo scarseggiava e quando tornò ad essere abbondante, quando era ammalata e quando era in salute, quando era triste e quando era allegra… ogni sera ricamava una piccola stella su un drappo di panno color blu notte, che poi ripiegava con cura e riponeva nel grande baule della sua camera da letto. Quando il drappo blu era pieno di stelle ne prendeva un altro e iniziava di nuovo a riempirlo con il filo di cotone giallo più pregiato che riusciva a trovare in commercio…
Rosa aveva così riempito di stelle tanti scampoli di panno blu notte e il suo baule ormai faticava a contenerli tutti. Quando qualcuno le chiedeva cosa ci fosse di tanto importante in quel baule, lei rispondeva sempre che “lì dentro c’era il suo cuore” e davanti a quelle parole tutti, marito, figli, nipoti, parenti e amici, sorridevano pensando che la donna vi tenesse nascosti i suoi ricordi più cari… e non chiedevano di più.
Fu in una fredda sera di dicembre che Rosa decise di aprire il suo baule e di non chiuderlo più. Era davanti al piccolo televisore e i suoi occhi guardavano immagini che non avrebbero voluto vedere; il mare che lei tanto amava e che abbracciava la sua piccola isola, era agitato e trasportava barche piene di uomini disperati, donne in lacrime, bambini impauriti. Si diceva che avessero bisogno di tutto: di abiti, cibo, casa, cure immediate… e il marito di Rosa, davanti a quelle parole disse con tristezza “e cosa possono fare due poveri vecchi come noi per queste persone?”. I due anziani riconobbero le spiagge della loro isola, che sembravano di colpo minuscole per poter accogliere tutta quella gente. Rosa guardava in modo particolare i bambini in braccio alle loro mamme e le si stringeva il cuore; quanta paura avranno avuto quelle piccole creature? Paura del mare, del buio, del freddo… paura perfino dell’isola che lei tanto amava, ma che per loro era sconosciuta come lo è ogni terra lontana. “Chissà – disse Rosa al marito – forse per quei bambini, in questo momento, non esistono più i colori e neppure le stelle, perché la paura è troppo grande!”
Ancora una volta l’uomo spalancò le braccia, dichiarandosi impotente davanti a ciò che stava accadendo. “Siamo solo due poveri vecchi, cosa possiamo fare?”.
Fu allora che Rosa si alzò di scatto, lo prese per un braccio e, mentre lui le chiedeva cosa stesse facendo, lo portò accanto al baule. L’uomo non capiva cosa stesse succedendo e quando sua moglie prese la chiave per aprire il misterioso “valigione” (come lo chiamavano i nipoti ), trovò la cosa molto strana. Era sempre stato convinto che lì dentro ci fossero fotografie, pizzi e centrini di lontane parenti e perfino l’abito da sposa di Rosa e invece…. Invece dal baule iniziarono ad uscire cieli stellati. Rosa li prese ad uno ad uno, maneggiandoli con cura; qualcuno lo appoggiò sul letto, qualcun altro sulla poltrona, qualcuno lo distese sul pavimento…. Tutto sotto gli occhi sbalorditi del marito!
“Sono bellissimi!” Disse lui commosso, accarezzandoli mentre lei gli spiegava come fosse nata ogni stella…. Pregando!
“E’ vero, siamo solo due poveri vecchi, ma continuiamo ad avere un cuore che ama!” Disse lei radiosa. Poi aggiunse “… quei bimbi hanno bisogno di coperte che li aiutino a scaldarsi, a sognare il futuro e ad allontanare la paura e noi abbiamo un baule pieno di coperte calde e luminose, ricamate con filo e preghiera….”
Non ci fu bisogno di dire altro: i due si capirono all’istante!
La mattina dopo il baule era vuoto e i drappi di panno blu ricoperti di stelle ricamate erano sulle spalle dei bambini soccorsi sulla spiaggia. Le loro piccole mani contavano le stelle, le accarezzavano e agli occhi degli adulti, per un istante, sembrò che il firmamento intero avesse deciso di scendere su quella spiaggia per lenire le sofferenze dei piccoli. Era la vigilia di Natale… l’ottantesimo Natale di Rosa… il più felice in assoluto per lei! Si sentì come in quella lontana mattina in cui un salmo le aveva cambiato lo sguardo e sorridendo lo sussurrò mentre prendeva tra le mani un piccolo pezzetto di panno blu:
“I cieli narrano la gloria di Dio,
l’opera delle sue mani annuncia il firmamento.
Il giorno al giorno ne affida il racconto
e la notte alla notte ne trasmette notizia.” (Salmo 19)
… Non ci aveva mai pensato in tanti anni… ma in quella vigilia di Natale ricamò una piccola stella su quella che divenne una coperta per la statuina di Gesù Bambino nel suo presepe. E, come sempre, lo fece pregando… e amando.
L’autrice
Scrivo semplicemente perchè amo scrivere, perchè ogni tanto sento che c’è una storia che mi “bussa dentro” e mi chiede di ascoltarla e di condividerla. E queste storie a volte mi accompagnano nelle scuole dell’infanzia e nelle primarie per realizzare progetti con i più piccoli… ed è stando con i più piccoli che i miei racconti prendono vita sotto forma di colori, forme… fantasia pura che trasforma le parole attraverso le mani dei bambini, insomma! Un’avventura entusiasmante! Con i bambini parti e non sai mai dove ti porteranno!
Amo lasciarmi rapire dai particolari che richiamano la mia attenzione ed è così che nascono specialmente le storie legate al Natale. Magari guardando un presepe…
2 commenti su “Galletti Rossella, Le stelle di Rosa”
Confermo che si tratta di un racconto toccante, genuino e per certi versi quasi infantile. Ma forse è proprio questa immediatezza che scaturisce da quelle persone semplici ma vere che sanno guardare il mondo con gli occhi dei bambini che sa far cogliere le sfumature del caleidoscopio della vita senza falsificare la realtà, sia essa serena e bella oppure drammatica e tragica. Ed il racconto è purtroppo tanto angosciante quanto reale, un colpo nello stomaco al perbenismo patinato di un Natale molto spesso solo profano le cui liturgie cerimoniose quanto stucchevoli celano la falsità ed il vuoto arido dell’anima. Rosa è esattamente l’opposto di tutto ciò, la sua profonda umanità e la gioia interiore la avvicinano al dramma di ogni uomo, com-patendo le loro paure, le sofferenze e l’angoscia che il calore di una coperta fatta con le mani e col cuore riesce quanto meno ad allevare colmando il vuoto della solitudine in un abbraccio che unire più di ogni cosa. Evaristo
E’ bello leggere ciò che scaturisce dalla lettura del mio racconto. Grazie di cuore!
Questa storia è nata ripensando ad alcune donne che sono passate più o meno velocemente nella mia vita: le mie nonne prima di tutto ( una si chiamava Rosa e l’altra sapeva ricamare, entrambe avevano una forza interiore straordinaria ), ma anche altre figure femminili che ho solo “sfiorato”… eppure mi hanno lasciato ricordi di gesti semplici e profondi legati al Natale ( e alla tradizione del presepe ) che mi sono rimasti nel cuore.
Ma questo racconto è nato anche dalla consapevolezza che più passano gli anni e più mi rendo conto che, nel giorno di Natale, la sensazione di “impotenza” davanti ai drammi del mondo, alle sofferenze di chi ci sta vicino, alle povertà e alle malattie di tanti, si amplifica. Il giorno di Natale ti guardi nello specchio e ti domandi, più degli altri giorni, cosa puoi fare…. e verrebbe da dire “non posso farci niente”! Una tentazione grande quella di dire “non posso farci niente!” lasciando cadere le braccia. Una tentazione che Rosa ha combattuto con le sue “armi” semplici e potenti: le sue mani e la preghiera! …. “Armi” di cui tutti siamo dotati, grazie al cielo.
Se guardiamo i personaggi dei presepi ci accorgiamo che, in fondo, sono tutti un pò come Rosa: hanno le mani impegnate a trasportare, indicare, pregare, lavorare…. nessuno lascia cadere le braccia davanti a Gesù Bambino…. anche i Re Magi domani avranno le mani occupate dai loro doni.
L’augurio che Rosa ha fatto, prima di tutto a me, in questo Natale è proprio quello di guardare ogni giorno le mie mani con uno sguardo colmo di stupore per ciò che possono fare ( con semplicità e consapevolezza dei miei limiti ) senza mai lasciarle cadere verso il basso. E non è sempre così facile purtroppo…. ma ci si può provare!
Grazie ancora! E buona Epifania!
Rossella