Mons. Oscar Arnulfo Romero
un pastore con “l’odore delle pecore”
“Sono stato frequentemente minacciato di morte. Devo dirvi che, come cristiano, non credo nella morte senza resurrezione. Se mi uccidono risorgerò nel popolo salvadoregno. Lo dico senza alcuna presunzione, con la più grande umiltà. Come pastore sono obbligato, per mandato divino, a dare la vita per quelli che amo, che sono tutti i salvadoregni, anche per quelli che mi assassineranno. Se giungeranno a compimento le minacce, già da ora offro a Dio il mio sangue per la redenzione e la resurrezione del Salvador. Il martirio è una grazia che non credo di meritare. Ma se Dio accetta il sacrificio della mia vita, che il mio sangue sia seme di libertà e il segno che la speranza sarà presto una realtà. La mia morte, se è accettata da Dio, sia per la liberazione del mio popolo e una testimonianza di speranza nel futuro. Se arrivassero ad uccidermi, potete dire che perdono e benedico quelli che lo fanno. Chissà che si convincano che stanno perdendo il loro tempo. Un vescovo morirà, ma chiesa di Dio che è il popolo, non perirà mai”.
Oscar Romero
Il 24 Marzo, giorno dell’assassinio di monsignor Oscar Romero (24 marzo 1980), la Chiesa Cattolica celebra la Giornata di Preghiera e Digiuno per i Missionari Martiri. Il vescovo di San Salvador è già considerato un martire dalla chiesa anglicana e da quella luterana che lo celebrano proprio il 24 marzo.
La data della Beatificazione di Oscar Romero è stata fissata: la cerimonia si svolgerà a San Salvador il 23 maggio 2015. A dare l’annuncio nel corso della sua visita in Salvador, è stato mons. Vincenzo Paglia , postulatore della Causa dell’arcivescovo martire, assassinato in odio della fede il 24 marzo 1980. Purtroppo Mons. romero non è un caso isolato nell’America Latina di quegli anni. Dal 1977 in Salvador, 17 preti e 5 religiose sono stati uccisi, come centinaia di cristiani e cristiane. Hanno dato la loro vita per difendere i poveri e gli oppressi. Nelle loro vite e nelle loro morti, quei cristiani e quelle cristiane sono stati simili a Gesù. Li chiamano i “martiri ‘gesuizzati’. Molti altri, decine di migliaia, sono stati uccisi, vittime innocenti e indifese. Li chiamano ‘il popolo crocifisso’”.
«La Chiesa ha canonizzato martiri del comunismo e del nazismo. Romero, come tanti altri sacerdoti dell’America Latina, è stato ucciso da persone che si dicevano cristiane e che vedevano in lui un nemico dell’ordine sociale occidentale. Romero è un martire della società occidentale cristiana. Riconoscere questo sarebbe una novità».
Gregorio Rosa Chávez, vescovo ausiliare di San Salvador
La testimonianza
Dal Salvador del Beato Mons. OSCAR ROMERO all’Italia di oggi: quale «buona notizia» per poveri e migranti?
Sabato 13 giugno 2015 ore 21.00
Intervengono:
Padre RUTILIO SANCHEZ, già direttore Caritas con ROMERO e oggi coordinatore SERCOBA
Mariella Tapella, volontaria di PAX CHRISTI in SALVADOR da 29 anni
Don ANTONIO AGNELLI, parroco e scrittore
Il film
Romero, un film di John Duigan. Con Richard Jordan, Raul Julia, Eddie Velez, Tony Plana. Drammatico, Ratings: Kids+16, durata 102′ min. – USA 1989.
Il film ci presenta la drammatica situazione di un popolo, quello salvadoregno. Il Vescovo Romero nel film si interroga sul significato della sofferenza del suo popolo. Qui di seguito propongo un brano tratto da un libro di un teologo dell’America Latina (Gustavo Gutierrez, Parlare di Dio a partire dalla sofferenza dell’innocente – Una riflessione sul libro di Giobbe, ed. Queriniana, Brescia, 1987, p.19-24.) che ci aiuta a riflettere su quella situazione con gli occhi di chi l’ha vissuta in prima persona.
Guaman Poma de Ayala racconta che, colpito della situazione degli indios, si mise a ripercorrere l’antico impero degli incas
“in cerca dei poveri di Gesù Cristo”.
Questo lo portò a
“collocarsi fra di loro per trenta anni … e andò per tutto il mondo per vedere e provvedere la giustizia e il rimedio per i poveri”.
Davanti alle ingiustizie e all’indigenza degli indios, che vide e udì in paesi dove
“si scorticano i poveri di Gesù Cristo e ci si serve di loro”,
Guaman Poma esclamò:
“e così, mio Dio, dove sei? Non mi ascolti per rimediare ai tuoi poveri, che io son stanco di andar rimediando”.
“Mio Dio, dove sei?” è una domanda che nasce dalla sofferenza dell’innocente, ma anche dalla fede. In colui che la formula
“la fede, appunto, è la ragione della perplessità […] . Se pensasse che Dio non è buono, né amante, né potente, allora non ci sarebbe problema. In questo caso si tratterebbe soltanto del fatto feroce della sofferenza, facente parte di una realtà crudele”
[…] Il centro del mondo, perché li abita il Crocifisso – e con lui tutti quelli che soffrono ingiustamente, tutti i poveri e i disprezzati della terra – è il luogo da cui dobbiamo annunciare il Risorto. Penso che non possa esserci migliore commento alla situazione del popolo salvadoregno, che il film ci ha presentato, delle parole di un profeta: Isaia. In una delle sue pagine più belle e conosciute, pagina che anche la liturgia della settimana santa ci propone, ci descrive la figura del servo di JHWH (Is 53). Nel volto di questo uomo si rispecchiano i volti di uomini e donne che in America Latina e in tutto il mondo soffrono.
Recensioni
E’ la biografia dell’arcivescovo di El Salvador Oscar Romero (1917-80) che racconta la sua trasformazione da timido e passivo sacerdote in coraggioso e ardente difensore della Chiesa e del suo popolo fino al giorno 14 marzo 1980 in cui fu assassinato in chiesa da sicari del governo. Un eccellente e persuasivo R. Julia nella parte dell’arcivescovo martire dà l’acqua della vita a un film serio, intenso, documentato e un po’ rigido, il 1° finanziato ufficialmente dalla Chiesa cattolica degli Stati Uniti.
(Morandini)
“La sceneggiatura di John Sacret segue, passo dopo passo, quest’itinerario politico-morale, consentendo allo spettatore di percepire le emozioni che animano il protagonista e di ragionare sulle sue reazioni. La regia di Duigan asseconda intelligentemente questi propositi: è misurata, ma non grigia, attenta alle piccole cose più che ai grandi effetti. Con il risultato di dare maggiore intensità etica alle azioni più sussurrate. Siamo dunque agli antipodi del ‘Salvador’ di Oliver Stone. Il film mostra grande (forse eccessiva) attenzione allo studio psicologico di Romero, ben servito dall’interpretazione di Raul Julia e inquadra appropriatamente il ruolo della Chiesa, dell’esercito, dell’aristocrazia terriera e del bracciantato nel dramma. In questa puntuale ricostruzione si avverte però una carenza nell’informare e valutare il coinvolgimento statunitense. C’è, è vero, una scena molto importante, nella quale l’arcivescovo, parlando alla sua gente durante un’omelia dice: ‘Ho appena scritto una lettera al presidente degli Stati Uniti per chiedere di non seguitare a mandare armi nel nostro Paese: queste armi vengono usate per uccidere la nostra gente’. È una scena molto incisiva, ma è un’unica scena, troppo poco per realizzare anche le finalità didattiche del film, dato che l’intervento USA nel Centroamerica è il fattore principale della radicalizzazione avvenuta in questi ultimi anni nel Continente.”
(Giorgio Rinaldi, ‘Attualità Cinematografiche’)
“In mancanza di tutto ciò, il film è la prevedibile cronistoria, raccontata dal regista australiano John Duigan sulla scorta d’un copione scritto da John Sacret Young, della cosiddetta ‘presa di coscienza’, da parte di Romero, dell’obbligo di schierarsi, in nome della Chiesa dei poveri, contro le destre che ricorrevano persino alla tortura pur di liberarsi dei comunisti che a loro avviso impedivano la crescita economica del paese. Ecco dunque che Romero, all’inizio prete possibilista, s’allarma e s’indigna quando un suo confratello viene ucciso, e poi a poco a poco, in polemica anche con altri sacerdoti, si rifiuta di benedire i fascisti al potere, fin quando, all’indomani della cattura d’un altro prete, che è stato accusato di terrorismo, tiene testa ai soldati impossessatisi d’una chiesa, conosce la galera, risponde con la preghiera alla violenza assassina, ordina ai soldati di cessare la repressione, e per tutta risposta viene ammazzato in cattedrale mentre alza il calice. Irreprensibile sul piano propagandistico, il film squaderna molti luoghi comuni con una regia assai banale che appena in qualche punto sfiora la commozione, e un’interpretazione di basso livello. E, nel contenuto e nel linguaggio, il trionfo della convenzione televisiva. Dunque la mercificazione d’una pagina terribile della nostra storia.”
(Giovanni Grazzini, ‘Il Messaggero’, 7 Aprile 1990)
“Bello e importante è ‘Romero’ – su un versante tragicamente documentaristico – testimonianza dei nostri tempi spietati. Che un sacerdote, e molti sacerdoti, siano e siano stati uccisi per avere testimoniato il Vangelo è tragedia di quella intolleranza ideologica e culturale che ha, da sempre, molti modi, religiosi e laici, per manifestarsi. ‘Romero’ è un film povero, con un grande Raul Julia come protagonista, realizzato con pochi mezzi e poca pubblicità. Ma la contrapposizione amore-violenza, coi poveri schiacciati dalle armi e dal potere, è eterna e in ‘Romero’ è rappresentata con semplicità e scrupolo e con grande efficacia. Ucciso su un altare il 24 marzo 1980, Oscar Romero, che era stato elevato alla carica nel 1977 con fama di moderato e di uomo di biblioteca, acquistò via via fermissima consapevolezza della sua estrema missione evangelica di umanità e di fede. È un esempio luminoso di coerenza e di testimonianza, in un terra così bella e tormentata come l’America Latina. E il film lo ricorda con piena dignità e rigore, mentre la Chiesa del Salvador ne ha in corso il processo di beatificazione.”
(‘Rocca’, 1 Agosto 199x)
Domande per la discussione e la riflessione
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Poesie
In memoria del vescovo Romero
David Maria Turoldo
In nome di Dio vi prego, vi scongiuro,
vi ordino: non uccidete!
Soldati, gettate le armi…
Chi ti ricorda ancora,
fratello Romero?
Ucciso infinite volte
dal loro piombo e dal nostro silenzio.
Ucciso per tutti gli uccisi;
neppure uomo,
sacerdozio che tutte le vittime
riassumi e consacri.
Ucciso perché fatto popolo:
ucciso perché facevi
cascare le braccia
ai poveri armati,
più poveri degli stessi uccisi:
per questo ancora e sempre ucciso.
Romero, tu sarai sempre ucciso,
e mai ci sarà un Etiope
che supplichi qualcuno
ad avere pietà.
Non ci sarà un potente, mai,
che abbia pietà
di queste turbe, Signore?
nessuno che non venga ucciso?
Sarà sempre così, Signore? »
San Romero d’America, Pastore e Martire nostro
Pedro Casaldáliga
L’angelo del Signore annunciò il vespro…
Il cuore del Salvador segnava
24 di marzo e di agonia.
Tu offrivi il pane,
il corpo vivo
– il triturato corpo del tuo popolo;
il suo sangue sparso vittorioso –
il sangue contadino del tuo popolo massacrato
che deve tingere di vini d’allegria l’aurora impedita!
L’angelo del Signore annunciò nel vespro,
e il Verbo si fece morte, un’altra volta, nella tua morte;
come si fa morte, ogni giorno, nella carne nuda del tuo popolo.
E si fece vita nuova
Nella nostra vecchia chiesa!
Stiamo un’altra volta
sul piede della testimonianza,
San Romero d’America Pastore e Martire nostro!
Romero della pace quasi impossibile su questa terra in guerra.
Romero in fior violetto della speranza
Incolume di tutto il continente.
Romero della Pasqua Latinoamericana.
Povero Pastore glorioso, assassinato a pagamento, a dollaro, a valuta.
Come Gesù, per ordine dell’impero.
Povero Pastore glorioso,
abbandonato
dai tuoi stessi fratelli del pastorale e di messa…!
[…]
I tuoi poveri si ti accompagnavano,
in disperazione fedele
pastore e gregge, allo stesso tempo, della tua missione profetica.
Il popolo ti fece santo.
La ora del tuo popolo ti consacrò nel Kairós.
I poveri t’insegnarono a leggere il Vangelo.
Come un fratello ferito da tanta morte sorella,
tu sapesti piangere, solo, nell’orto.
Sapesti aver paura, come un uomo in combattimento
Però sapesti dare alla tua parola, libera, il suo suono di campana!
E sapesti bere al doppio calice dell’altare e del popolo,
con una sola mano consacrata al servizio.
Le curie non potevano comprenderti:
nessuna sinagoga ben costituita può comprendere il Cristo
San Romero d’America Pastore e Martire nostro:
nessuno farà tacere la tua ultima omelia!
Video
Ricordo del Vescovo con immagini di repertorio e l’audio della sua famosa predica che gli costò la vita.
La storia siamo noi
Puntata della trasmissione La Storia siamo noi dedicata a Mons. Oscar Arnulfo Romero
Testi di Romero
MARIA DI NAZARETH
Di Óscar Romero
Avete soffocato l’afflato rivoluzionario di Maria di Nazareth, esaltandone il divino e mettendo da parte la sua umanità. Maria è donna, donna sola con un figlio, vedova in un tempo in cui la vedovanza era un abominio. Era un’ebrea in una terra oppressa dai Romani, rifugiata in Egitto per sfuggire alla persecuzione. Maria fu una profuga. Madre affannata, che spese la vita a seguire un Figlio che talvolta non capiva (Mc 3,21), un folle, suo figlio. Maria, donna libera, che segue per le vie della Palestina il figlio, viaggiatrice, teologa, scrutatrice. Maria donna dell’assemblea, che presiede la celebrazione della Pentecoste secondo i costumi del suo popolo. Statue e immaginette l’hanno legata, rappresentata in posa statica tra nubi e lune, lei che spese tutta la sua vita a camminare, il cui cuore non conobbe tregua. Donna dai sandali consunti per le passeggiate montane, per far visita alla sua parente, per annunciare. Ed è per questo che con tutto il cuore la chiamo “Madre!”. Come la mia mamma era una lavoratrice instancabile e donna del popolo.
(Romero, Dalle omelie del mese di maggio)
Un fumetto racconta la sua vita
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Link di approfondimento
- La forza spirituale della parola di Monsignor Oscar Romero
Di Pablo Richard
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-
Francesco e Romero, sulla strada verso i poveri. di Mario Scelzo
- Jon Sobrino, “Con monsignor Romero Dio è passato per il Salvador”
- La memoria di un martire
Inchiesta sulla causa di beatificazione del vescovo salvadoregno ucciso nel 1980. Tra le diffidenze di chi ancora lo considera un tribuno estremista. E i sospetti di chi teme si voglia spiritualizzare la sua figura, fino a renderla irreale
di Gianni Valente
- Jon SOBRINO, Lettera a Monseñor Romero – L’impero, le elezioni in El Salvador, l’11/3 e l’11/12
Scarica l’articolo completo in formato PDF
In occasione del 24° anniversario dell’uccisione di mons. Romero, l’A. – teologo gesuita – si rivolge idealmente al vescovo martire, riflettendo su alcuni eventi locali e internazionali : il dominio geopolitico ed economico degli USA, le elezioni presidenziali in El Salvador, il ruolo dell’Europa dopo l’attentato di Madrid dell’11 marzo, una data che deve evocare non solo l’11 settembre di New York, ma anche tutte le tragedie di menticate del Sud del mondo
- Jon Sobrino, teologo del grido dei poveri
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intervista a Jon Sobrino, a cura di Nicolas Senèze
in “La Croix” del 21 marzo 2015
- GianPaolo S.I. Salvini, La testimonianza del vescovo Romero
Le ultime vicende del Salvador. La figura e il messaggio di mons. Romero.
Scarica l’articolo completo in formato PDF
- Bartolomeo SORGE, L’eredità di mons. Romero
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Nel 25° anniversario dell’uccisione di mons. Oscar Romero, dopo una breve testimonianza diretta sull’arcivescovo di San Salvador, se ne evidenzia l’eredità. Essa è racchiusa nel suo motto: «Sentire con la Chiesa». In un contesto politico violento e in una comunità cristiana divisa, tra attacchi e incomprensioni, Romero ha testimoniato un amore eroico al Vangelo, alla Chiesa e ai poveri, fino al sacrificio della vita. Un martire dei tempi nuovi - Anselmo Palini, Óscar Romero e Marianella García Villas. Due vite spese per El Salvador e la dignità umana
Nel 35° anniversario dell’assassinio dell’arcivescovo di San Salvador – la cui beatificazione è stata decisa da papa Francesco lo scorso 3 febbraio – e nel 32° di quello della giovane presidente della Commissione per i diritti umani, ne ripercorriamo le biografie parallele. Qual è la chiave che le accomuna? Che cosa hanno significato per la Chiesa e per El Salvador queste due figure? Quale eredità lasciano?
- La forza spirituale della parola di Monsignor Oscar Romero
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Non vogliamo scrivere un libro in più su Monsignor Romero. Ce ne sono tanti e belli. Vogliamo piuttosto che sia lo stesso Monsignor Romero a parlarci direttamente. Qui presentiamo più di sessanta brevi paragrafi, con le parole più rappresentative di Mons.Romero; quelle che ci introducono direttamente nella sua mente e nel suo cuore di pastore e profeta. Ciò che ho fatto fu semplicemente di cercare queste frasi e di mettere un titolo
indicativo sopra il loro contenuto. Qui presento in ordine cronologico le sue parole, dall’anno 1977 fino al 24
marzo 1980. Di Pablo Richard
- Romero in Vaticano di Romolo Menighetti in “Rocca” n. 6 del 15 marzo 2015
[gview file=”https://www.ariberti.it/wp-content/uploads/2013/03/Romero-in-Vaticano-di-Romolo-Menighetti.pdf”]
- L’arcivescovo deve morire
07-04-2011 di Raffaele Nogaro vescovo emerito di Caserta.