Qual è la logica vincente in un gruppo? La competizione o la collaborazione? Il nostro mondo economico occidentale crede nella competizione. Su questa logica ha impostato l’economia e dunque imposto un certo tipo di politica. Se si parla del valore della collaborazione, dell’offrire a tutti opportunità per la propria realizzazione, rimuovere gli ostacoli che impediscono tale realizzazione, promuovere le condizioni che rendano possibile tutto ciò – …lo ammetto sto copiando 😉 – si viene presi per visionari, sicuramente fuori dal tempo.
Forse la logica di un premio nobel potrebbe esser più convincente o per lo meno base per un dibattito. Di seguito presento il testo della scena del film “A beautiful mind” dedicato alla vita del premio nobel John Nash e la scena in video.
Adam Smith va rivisto! …Se tutti ci proviamo con la bionda, ci blocchiamo a vicenda. E alla fine… nessuno di noi se la prende. Allora ci proviamo con le sue amiche, e tutte loro ci voltano le spalle, perché a nessuno piace essere un ripiego. Ma se invece nessuno ci prova con la bionda, non ci ostacoliamo a vicenda, e non offendiamo le altre ragazze. È l’unico modo per vincere. …Adam Smith ha detto che il miglior risultato si ottiene quando ogni componente del gruppo fa ciò che è meglio per sé, giusto? Incompleto. Incompleto! Perché il miglior risultato si ottiene… quando ogni componente del gruppo farà ciò che è meglio per sé, e per il gruppo! Dinamiche dominanti, signori. Dinamiche dominanti! Adam Smith… si sbagliava! (John Nash)
Video
A beautiful mind – John Nash
«Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi».
(Antoine de Saint-Exupéry, Il piccolo principe)
Altro tema: chi vive una difficoltà, chi fatica, viene visto come un peso per gli altri. Rallenta la corsa di chi ha il passo più lungo, svelto. Guardare più in profondità, avere uno sguardo che veda oltre le apparenze ci fa scoprire ricchezze inattese. La malattia mentale di Nash può aiutarci a capire questo. Nonostante la sua difficoltà ha dato un contributo tale all’umanità da riconoscergli il premio nobel.