Ovviamente non propongo a ragazzi/e di 11-13 anni il Decalogo 1 di Krzysztof Kieślowski 😉
Alcune scene però bene si prestano a introdurre una discussione su Dio. Pavel, il bambino protagonista del film, dialoga con il papà provocato dalla morte di un cane. Quel dialogo continuerà poi con la zia Irena.
Ecco il montaggio di alcune scene tratte dal film
Biografia del regista
Krzysztof Kieślowski (Varsavia, 27 giugno 1941 – Varsavia, 13 marzo 1996) è stato un regista, sceneggiatore e documentarista polacco. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti e premi in diversi festival cinematografici.
Il cinema di Kieślowski è caratterizzato dall’assenza di effetti speciali o spettacolari, dai dialoghi scarni e da sceneggiature che concentrano laceranti dilemmi etici ed esistenziali. Il grande regista Stanley Kubrick, che nutriva una sincera ammirazione per il regista polacco, una volta ebbe a dire:
«Sono sempre restìo a sottolineare una caratteristica specifica del lavoro di un grande regista, perché ciò tende inevitabilmente a semplificarne e sminuirne il lavoro. Ma riguardo a questa sceneggiatura (Decalogo N.d.R.), di Krzysztof Kieślowski e del suo coautore, Krzysztof Piesiewicz, non dovrebbe essere fuori luogo osservare che essi hanno la rarissima capacità di drammatizzare le loro idee piuttosto che raccontarle solamente. Esemplificando i concetti attraverso l’azione drammatica della storia essi acquisiscono il potere aggiuntivo di permettere al pubblico di scoprire quello che sta realmente accadendo piuttosto che semplicemente raccontarglielo. Lo fanno con tale abbagliante abilità, che non riesci a percepire il sopraggiungere dei concetti narrativi e a materializzarli prima che questi non abbiano già raggiunto da tempo il profondo del tuo cuore.»
Presentazione del Decalogo
E’ un corpo unico di dieci film, pensati e girati per la televisione polacca di circa un’ora di durata ciascuno.
Il riferimento ai dieci comandamenti è il pretesto culturale che anima quest’opera certamente laica, ma ricca di una propria religiosità interiore, di un’accorata tensione metafisica. Ogni comandamento offre la traccia per raccontare una storia, per rappresentare un caso. Casi della vita di tutti i giorni, apparentemente banali, che agitano invece, sotto la superficie, problematiche complesse. Una visione del destino incombente ma non totalizzante, il disorientamento della coscienza tra valori e contraddizioni, tra rigore morale e trasgressione costituiscono le premesse esistenziali del Decalogo. La struttura ricorrente vede l’azione crescere pian piano, fino a trovare un evento imprevisto che evidenzia il dramma morale. La ricerca di un percorso etico per l’uomo contemporaneo conduce Kieslowski a costruire una serie di quadri che magistralmente sanno instaurare un rapporto profondo con i precetti biblici e con la sensibilità dello spettatore: dalla crisi religiosa che scaturisce, violenta, nel primo episodio, ai toni sobri, da commedia di Decalogo 10, i temi toccati non si possono definire in alcun modo dogmatici, bensì espressione sincera di un confronto dialettico con i valori dell’esistenza.
Il fascino narrativo del Decalogo sta infatti nella concreta umanità che l’autore riesce a conferire ai propri ambienti, ai propri personaggi: il microcosmo che avvolge ogni singolo episodio è un moderno quartiere alla periferia di Varsavia. Non è vacuo divertissement1 individuare l’accavallarsi, il congiungersi di una storia con l’altra: il viavai di protagonisti che abitano nei grandi casermoni, la citazione del tema di Decalogo 2 come esempio morale proposto in Decalogo 8, persino una breve sequenza sui francobolli che anticipa, in Decalogo 10, l’episodio seguente. Questo amalgama composito, che Kieslowski riesce a creare, dà spessore al canovaccio dei racconti, modella con naturalezza situazioni e dialoghi.
Ma il Decalogo ha pure una sua straordinaria personalità estetica. Motivato dalla destinazione televisiva, il regista tiene la camera a ridosso dei suoi personaggi: primi piani essenziali, una direzione degli attori di intensa naturalezza, brevi e significativi segnali premonitori per i momenti cruciali (l’inchiostro del primo episodio, la vespa nel secondo…). Il tutto in un’omogeneità di stile che non perde colpi e che, anzi, acquista forza e scioltezza nel succedersi degli eventi.
Con l’aria dimessa del racconto episodico, con la sublime ambiguità dei suoi precetti dimenticati, Decalogo si configura davvero come uno degli eventi della cultura cinematografica dei nostri giorni, quasi un nuovo breviario morale per il cinefilo anni 90.
Fonte: Ezio Leoni – pieghevole LUX-ASTRA – maggio-giugno 1990, e.l. Quaderno del COMUNE DI PADOVA: Serate d’autore alla Reggia Carraresi – agosto 1990
Decalogo 1 – scheda del film
Titolo originale Dekalog, jeden
Paese Polonia
Anno 1988
Durata 55 min
Colore colore
Audio sonoro
Rapporto 4:3
Genere drammatico
Regia Krzysztof Kieślowski
Soggetto Krzysztof Kieślowski e Krzysztof Piesiewicz
Sceneggiatura Krzysztof Kieślowski e Krzysztof Piesiewicz
Produttore Ryszard Chutkowski
Fotografia Wiesław Zdort
Montaggio Ewa Smal
Musiche Zbigniew Preisner
Scenografia Halina Dobrowolska
Costumi Hanna Ćwikło e Małgorzata Obłoza
Interpreti e personaggi
- Henryk Baranowski: Krzysztof
- Wojciech Klata: Pawel
- Maja Komorowska: Irena
- Artur Barciś: l’uomo con la giacca di montone
- Maria Gladkowska: la ragazza
- Ewa Kania: Ewa Jezierska
- Aleksandra Kisielewska: la donna
- Aleksandra Majsiuk: Ola
Breve biografia dello sceneggiatore Krzysztof Piesiewicz
Sceneggiatore polacco. Avvocato di Solidarność negli anni ’80. È noto soprattutto come sceneggiatore e alter ego del regista K.Kieslowski, con il quale inizia a lavorare nel 1984 per il film Bez Konca (Senza fine, 1984). È sua l’idea di un ciclo di dieci storie, ciascuna delle quali corrispondente a uno dei dieci comandamenti, che è all’origine del Decalogo (1987-89). Con il regista polacco sceneggia anche La doppia vita di Veronica (1991) e la trilogia sui colori della bandiera francese e, di conseguenza, al motto della rivoluzione francese, “Liberté, Égalité, Fraternité”: Film blu (1993), Film bianco (1994) e Film rosso (1994).
Trama del Decalogo 1 (attenzione, viene svelato il finale!)
È la storia di un uomo e di suo figlio [Pawel], che vivono da soli in una grande città. Il padre è professore universitario, specializzato in linguistica, e ha un rapporto di complicità con il figlio, che ha circa dieci anni. Giocano insieme a programmare il computer, fanno partite a scacchi, parlano di pattinaggio sul ghiaccio. La zia gli è vicina e cerca di riequilibrare con delicatezza, per mezzo di qualche considerazione religiosa, un’educazione alquanto razionalista: vuole iscrivere il bambino al catechismo, nonostante lo scetticismo del padre. Un giorno quest’ultimo calcola al computer la resistenza del ghiaccio, per sapere se il bambino può andare a pattinare; la risposta è favorevole. Tuttavia, inspiegabilmente, il ghiaccio si rompe sotto i piedi del bambino (almeno così si suppone, giacché [l’accaduto] non viene esplicitato). Dopo aver pianto davanti allo schermo del computer, il padre rovescia l’altare e le icone di una chiesa vicina. Del fanciullo non resta altro che un’immagine in un servizio televisivo.