Articolo scritto per la rivista della Federazione Oratori Cremonese “Il Mosaico”, dicembre 2017.
l’IRC nella scuola multiculturale di oggi
La multiculturalità, nella nostra società, è un dato di fatto. Assistiamo alla presenza, nel nostro tessuto sociale, di culture diverse tra loro: tradizioni, visioni del mondo e della vita, espressioni religiose. Tutti aspetti che compongono quel variopinto caleidoscopio che sono le nostre comunità, i nostri paesi, le nostre città. Per avere una visione più precisa di ciò ci cui parliamo, confrontiamoci con alcuni dati statistici. L’incidenza percentuale raggiunta dagli alunni stranieri, sul complessivo delle scuole statali e non statali, di ogni ordine e grado, in Lombardia è del 14,3%. Tra le province lombarde, l’incidenza registrata a Cremona, è del 17%, dove vi è una particolare concentrazione di studenti stranieri nelle scuole dell’infanzia (20,5%) e nelle scuole primarie. Oltre la conferma delle indagini sociologiche, il mutamento in atto, è qualcosa che tocchiamo con mano nella nostra esperienza quotidiana. I nostri paesi, città, i centri di aggregazione, i gruppi sportivi, gli oratori, le scuole sono luoghi abitati dalla diversità culturale. Spesso parliamo indistintamente di stranieri. A ben vedere la maggior parte di loro sono bambini/e, provenienti da famiglie di origine straniera, che hanno seguito l’iter scolastico fin dalla scuola d’infanzia, se non dal nido, in Italia. Di fronte a quest’analisi propongo alcune considerazioni. Anzitutto la multiculturalità è un dato con il quale fare i conti. Non possiamo far finta che non esista. Detto ciò credo che non abbia molto senso rinchiuderci in ghetti per “élites” tantomeno andare alla ricerca di un passato spesso più sognato che reale. Papa Francesco ci richiama «il passaggio da un atteggiamento di difesa e di paura, di disinteresse o di emarginazione… ad un atteggiamento che abbia alla base la ‘cultura dell’incontro’, l’unica capace di costruire un mondo più giusto e fraterno» (Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2014 ) Questa cultura dell’incontro richiede a tutti gli operatori ed educatori una responsabilità. Richiede attenzione, intelligenza, ascolto, fantasia, creatività. Richiede delle risposte. Inoltre proviamo a chiederci se queste diversità, possono essere una risorsa e una ricchezza per l’IRC? Tra gli alunni/e stranieri/e constatiamo la presenza di cristiani di altri paesi dunque portatori di tradizioni religiose proprie. Molti sono i cristiani appartenenti ad altre confessioni in particolare la cristiano-ortodossa. Gran parte di questi alunni/e frequentano l’ora di IRC con i loro compagni di classe. Tradizioni confessionali diverse ci possono far vedere e/o riscoprire alcuni aspetti del cristianesimo che abbiamo tralasciato e/o dimenticato. Come vivono ad esempio la Pasqua in Romania? Quali sono le tradizioni del Natale ortodosso? Quando viene celebrato? Un cristiano ortodosso come fa il segno della croce? Che cosa sono le icone che spesso troviamo ultimamente anche nelle nostre chiese? In questa pluralità culturale non dimentichiamo tanti che si dichiarano, perlomeno le loro famiglie di provenienza, agnostici o atei. Anche la loro diversità ci interpella. L’ora di IRC si propone come un percorso culturale all’interno di una scuola pubblica (non solo, ma soprattutto). Vista la valenza culturale sarebbe un valore aggiunto la frequenza da parte di tutti. Non certo per tentazioni di proselitismo ma per un confronto e un arricchimento reciproco. Così non è. Cosa poter fare? Ad esempio prospettare alcuni percorsi interdisciplinari con colleghi di altre materie oppure con i colleghi che svolgono l’ora di alternativa. Temi di confronto che possano interessare più discipline non mancano: pace, giustizia, solidarietà, rapporto scienza-fede, creazione, il monachesimo, solo per citarne alcuni. Credo che la strada dell’interdisciplinarietà sia comunque valida a prescindere. La scuola dovrebbe essere interdisciplinare e non viaggiare a compartimenti stagni. Altro compito che l’IRC può svolgere in questo contesto multiculturale è smascherare stereotipi e offrire corrette informazioni. Favorire “il passaggio da un atteggiamento di difesa e di paura, di disinteresse o di emarginazione – che, alla fine, corrisponde proprio alla “cultura dello scarto” – ad un atteggiamento che abbia alla base la “cultura dell’incontro”, l’unica capace di costruire un mondo più giusto e fraterno, un mondo migliore”. (Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2014)
Antonio Ariberti
Cremona, lunedì 13 novembre 2017, festa di S.Omobono.
Articolo per “Il mosaico
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