Propongo parte di una conferenza dal titolo “Il tradimento” che l’illustre psicologo James Hillman tenne il 2 ottobre 1964 a Londra presso la Guild of Pastoral Psychology , quella che riguarda il “tradimento di Gesù”. Credo che sia un testo particolarmente interessante e provocante nella lettura che viene fatta del tradimento e della visione cristiana. Un testo e una riflessione con la quale vale la pena confrontarsi.
Sono piuttosto esitante a parlare del tradimento di Gesù perché se ne possono ricavare tante lezioni, ma proprio questo è il valore di un simbolo vivente: se ne può trarre un flusso infinito di significati. E come psicologo in cerca di significati psicologici io oltrepasso di nuovo la soglia della teologia.
Nella storia di Gesù siamo colpiti immediatamente dal motivo del tradimento. Lo schema ternario (il tradimento di Giuda, dei discepoli dormienti, di Pietro — che si ripete nel triplice rinnegamento dello stesso discepolo) ci parla di qualcosa di fatale, ci dice che il tradimento è essenziale alla dinamica della storia di Gesù e che perciò il tradimento è nel cuore del mistero Cristiano. La tristezza dell’ultima cena, l’agonia nell’orto dei Getsemani e il grido lanciato sulla croce, sembrano ripetizioni dello stesso schema, conferme dello stesso tema su un tono sempre più alto: un destino viene realizzato, una trasformazione si compie in Gesù. In ciascuno di questi tradimenti egli viene costretto alla terribile coscienza di essere stato abbandonato, umiliato e lasciato solo. Il suo amore è stato respinto, il suo messaggio disconosciuto, la sua chiamata inascoltata e il suo fato annunciato.
Io credo che la nostra storiella ebrea e quel grande simbolo abbiano qualcosa in comune. Il primo passo del tradimento di Giuda era già noto e Gesù, premunito, potè accettare questo sacrificio per la gloria di Dio. Non era ancora il colpo più doloroso, eppure Giuda andò e si impiccò. Anche il tradimento di Pietro era noto ed anche questa volta fu Pietro che uscì e pianse amaramente. Nell’ultima settimana la fede di Gesù era riposta in Dio: era «L’uomo del dolore» però la sua fede non era ancora stata scossa. Come il bimbo sulla scala, Gesù poteva contare su suo Padre, e perfino chiedere perdono per i suoi carnefici. Su, fino all’ultimo gradino, lui e suo padre erano una cosa sola, finché, nel momento della
verità, egli fu tradito, rinnegato e lasciato solo dai suoi discepoli, abbandonato nelle mani dei suoi nemici, la fede primaria fra Dio e lui spezzata, inchiodato alla situazione irreparabile: in questo momento egli sentì nella propria carne umana la realtà del tradimento e la brutalità di Jahvè e della sua creazione; allora gridò il 22° Salmo [link mio], quel lungo lamento sulla fede in Dio Padre:
«… Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Perché tè ne stai lontano senza soccorrermi, senza dare ascolto alle parole del mio gemito? Dio mio, io grido di giorno e tu non rispondi; e di notte ancora… E pur tu sei il Santo… I nostri padri confidarono in te; confidarono e tu li liberasti… confidarono in te e non furono confusi… Si’, tu sei quello che mi hai tratto dal seno materno: mi hai fatto riposar fidente sulle mammelle di mia madre. A tè fui affidato fin dalla mia nascita, tu sei il mio Dio fin dal seno di mia madre. Non t’allontanare da me perché l’angoscia è vicina e non v’è alcuno che mi aiuti…» (1). E poi vengono queste immagini di sopraffazione da parte di forze brutali, bestiali: « … Grandi tori mi han circondato, potenti tori m’hanno attorniato; apron la loro gola contro a me come un leone… Poiché cani m’han circondato, uno stuolo di malfattori m’ha attorniato: m’hanno forato le mani ed i piedi… ».
Questo brano straordinario afferma che la fede primaria è nella potenza paterna, che il grido d’aiuto non è lanciato per avere protezione materna, e che l’esperienza del tradimento è parte di un mistero maschile. Non possiamo fare a meno di porre l’accento sull’accumularsi di simbolismo Anima costellato con il motivo del tradimento. Man mano che il dramma si sviluppa e si intensifica il motivo del tradimento, l’elemento Anima diviene sempre più evidente. Cito, rapidamente, il lavacro dei piedi alla Cena e il comandamento dell’amore; il bacio e le monete d’argento; l’agonia di Getsemani — un giardino di notte, la coppa e il sudore salino che sgorga come gocce di sangue, il taglio dell’orecchio, l’immagine delle donne sterili lungo la via del Golgota; la degradazione e la sofferenza, il fiele e la spugna amara intrisa nello aceto, la nudità e la debolezza, la oscurità dell’ora nona e le tante Marie; e mi riferisco in particolare alla ferita nel fianco nell’estremo momento della morte, come quando Èva fu strappata dal fianco di Adamo. Ed infine la scoperta del Cristo risorto, in bianco, fatta da donne. Sembra che il messaggio di amore, l’eros della missione di Gesù riesca a trovare tutta la sua forza solo con il tradimento e la crocifissione. Infatti solo nel momento in cui Dio lo abbandona. Gesù diviene veramente umano, soffre la tragedia dell’uomo, col fianco trapassato da cui sgorgano acqua e sangue, fonte liberata della vita, del sentimento, dell’emozione — (Questa simbolica del sangue è stata ampliata ed estesa nell’opera sul Graal della signora Jung e della dottoressa Von Franz). La caratteristica puer, la sicurezza impavida del predicatore miracoloso non ci sono più. Il Dio puer muore quando si spezza la fiducia primaria e nasce l’uomo. E l’uomo può nascere solo quando esce il femminile in lui. Dio e uomo, Padre e figlio non sono più una cosa sola: questo è un mutamento radicale nel cosmo maschile. Dopo la nascita di Èva dal fianco di Adamo dormiente il male entrò nel
mondo; dopo che il fianco di Gesù, tradito e morente, fu squarciato, nel mondo entrò l’amore.
(1) La Sacra Bibbia – Ginevra.
L’autore
Psicologo statunitense (Atlantic City 1926 – Thompson 2011). Muovendosi dalle teorie di C.G. Jung e discostandosene parzialmente, propone una revisione della psicologia a partire dalla centralità dell’attività “immaginale” dell’uomo, rileggendola in quanto indagine e riflessione etico-sociale sulle problematiche dell’uomo contemporaneo più che come vero e proprio “indirizzo” psicoterapeutico.
James Hillmann è stato (1959-79) direttore dello Jung Institut di Zurigo; dal 1970 al 1986 ha diretto la rivista Spring. Fondatore della cosiddetta psicologia archetipica, Hillman propone, in continuità solo parziale con il punto di vista junghiano, una revisione della psicologia e della psicopatologia a partire dalla centralità dell’attività “immaginale” universale dell’uomo, intesa come contrapposta alle attività finalizzate e normative dell’Io. Il discorso dell’anima, il cosiddetto “fare anima” di Hillman, diviene allora elaborazione della base immaginale dei miti, collegamento con l’immediatezza dell’esperienza sensoriale, attenzione alla molteplicità di intenzioni e prospettive che albergano nella nostra coscienza, in una continua e feconda decostruzione simbolica di aspetti e vicende della realtà nella quale siamo immersi. La psicologia di Hillman è andata via via ponendosi come indagine e riflessione etico-sociale sulle problematiche dell’uomo contemporaneo, più che come vero e proprio “indirizzo” psicoterapeutico (ne è significativa testimonianza il fatto che lo stesso Hillman abbia deciso di dedicarsi unicamente all’attività culturale, sospendendo la professione analitica).
Fonte: http://www.treccani.it/enciclopedia/james-hillman/
Per acquistare il libro
La conferenza “Il Tradimento” è contenuta nel libro Puer Aeternus edito da Adelphi
https://www.adelphi.it/libro/9788845914454