Aylan Kurdi, un bambino siriano di 3 anni, giace riverso sulla battigia di Bodrum (Turchia), sembra addormentato. Invece è morto, con lui il fratellino, la mamma e tante altre persone, troppe!, annegate in quello che ormai è diventato il più grande cimitero d’Europa: il Mediterraneo. La foto di Nilüfer Demir ha shoccato e commosso il mondo, ha emozionato e turbato l’opinione pubblica, ha fatto cambiare atteggiamento ai governanti (?). Di fronte a questa sovraesposizione mediatica, a questo ostentato interesse, istintivamente mi ritraggo, mi chiudo, non reggo, mi infastidisco. Eppure quel bambino che sembra dormire, le onde a fare da coperta, mi ha fatto pensare: non poteva rimanere un fatto emotivo, ai miei alunni volevo offrire tempo e strumenti per riflettere e capire meglio.
Da qui è nata questa proposta didattica offerta nelle prime ore di lezione di inizio anno scolastico (2015-16) e che di seguito presento. Ho fatto ruotare tutto il percorso attorno al concetto di compassione.
Spero che queste suggestioni possano servire ad altri colleghi/e, educatori, genitori.
Prima lezione
[Il titolo lo creeranno-scriveranno gli alunni/e al termine delle due lezioni]
- Scrivere alla lavagna la parola compassione
- Consegna: “scrivi una frase che contenga il verbo compatire o il termine compassione”
- Far leggere le frasi ad alta voce e analizzare quanto emerso: in che modo viene inteso il termine, verso chi si prova questo sentimento ecc… [alcuni non conosceranno nemmeno il termine o il suo significato]
- Spiegazione del termine e far scrivere il significato sul quaderno.
Etimologia del termine compassione: dal latino cum – pati soffrire insieme, sentire con l’altro, “mettersi nei suoi panni”. - Ora che hai compreso il significato del termine narra un episodio nel quale hai provato compassione per qualcuno/a e verbalizza cosa hai provato “sentendo con lui”, “mettendoti nei suoi panni”.
- Chi vuole può leggere ad alta voce le sue esperienze.
- Scrivere alla lavagna: “Aylan Kurdi” e chiedere cosa dice loro questo nome, cosa sanno. Eventualmente mostrare alcune immagini (non le foto ma disegni come questo sotto)
- Discussione con il gruppo classe: cosa sanno della vicenda, perché molte persone fuggono, da cosa fuggono, perché usano barconi e non mezzi consueti come aereo, traghetti, treni,…
- Consegna domestica: esprimi con un disegno il concetto di compassione così come lo abbiamo individuato e definito in classe.
Seconda lezione
Leggi Lc 10,25-37
25 Ed ecco, un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova, dicendo: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?» 26 Gesù gli disse: «Nella legge che cosa sta scritto? Come leggi?» 27 Egli rispose: «Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua, con tutta la forza tua, con tutta la mente tua, e il tuo prossimo come te stesso». 28 Gesù gli disse: «Hai risposto esattamente; fa’ questo, e vivrai». 29 Ma egli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?» 30 Gesù rispose: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico, e s’imbatté nei briganti che lo spogliarono, lo ferirono e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31 Per caso un sacerdote scendeva per quella stessa strada, ma quando lo vide, passò oltre dal lato opposto. 32 Così pure un Levita, giunto in quel luogo, lo vide, ma passò oltre dal lato opposto. 33 Ma un Samaritano, che era in viaggio, giunse presso di lui e, vedendolo, ne ebbe compassione [pietà]; 34 avvicinatosi, fasciò le sue piaghe versandovi sopra olio e vino, poi lo mise sulla propria cavalcatura, lo condusse a una locanda e si prese cura di lui. 35 Il giorno dopo, presi due denari, li diede all’oste e gli disse: “Prenditi cura di lui; e tutto ciò che spenderai di più, te lo rimborserò al mio ritorno”. 36 Quale di questi tre ti pare essere stato il prossimo di colui che s’imbatté nei ladroni?» 37 Quegli rispose: «Colui che gli usò misericordia». Gesù gli disse: «Va’, e fa’ anche tu la stessa cosa».
e rispondi alle seguenti domande
- Trascrivi sul tuo quaderno il versetto nel quale compare il termine compassione
- Chi prova tale sentimento?
- Verso chi lo prova?
- Cosa comporta per il samaritano provare tale sentimento? Quali gesti seguono?
- Il brano evangelico che riflessioni ci può far fare in merito alla storia di Aylan Kurdi e di tanti/e come lui?
Dettare la poesia Naufragi di Erri De Luca tratta dalla raccolta “Solo andata”
Nei canali di Otranto e Sicilia
migratori senz’ali, contadini di Africa e di oriente
affogano nel cavo delle onde.
Un viaggio su dieci si impiglia sul fondo,
il pacco dei semi si sparge nel solco
scavato dall’ancora e non dall’aratro.
La terraferma Italia è terrachiusa.
Li lasciamo annegare per negare.
Rispondi alle seguenti domande:
- Secondo te, il poeta, nella sua poesia, esprime un sentimento di compassione? Perchè?
- “Li lasciamo annegare per negare“: collegando questa frase con il brano del Vangelo di Luca analizzato, chi “nega” in quella parabola il malcapitato abbandonato morente?
- Perché definisce l’Italia terrachiusa?
Proposte interdisciplinari
Arte e immagine: Lettura del dipinto di Van Gogh
Buon Samaritano, Vincent Van Gogh
È notevole la capacità di Van Gogh di rivelare le proprie emozioni attraverso la pittura. Quando dipinge questa tela vive una fase difficile della malattia, è solo, abbandonato. Si sente perfettamente in sintonia con l’uomo trovato ferito della parabola.
Lungo una strada sterrata in mezzo a campi bruciati dal sole, un uomo sta cercando di caricare un altro uomo sul suo cavallo. Il ronzino sta attendendo pazientemente che il carico gli sia posto in groppa, ha le orecchie dritte pronto a percepire e assecondare ogni movimento. L’uomo in primo piano è teso nello sforzo di sollevare il pesante corpo, inarca la schiena, fa leva con la gamba, punta il piede a terra e solleva il tallone che si stacca dalle ciabattine che porta. Prima di fare questo però possiamo notare che si è rimboccato le maniche per poter lavorare meglio; deve aver soccorso il malcapitato e curato le sue ferite, perché questi porta sulla testa una vistosa benda. L’uomo non ha la forza di salire da solo sul cavallo e senza parlare cerca di aiutarsi aggrappandosi disperatamente a colui che lo sostiene in un abbraccio spasmodico e scomposto. Possiamo immaginare cosa sia accaduto, ricostruendo la scena dagli effetti personali sparsi poco lontano, sul bordo del sentiero. Accanto e bene in vista sta il bagaglio aperto e vuoto che ci ricorda la valigia di cartone di non pochi emigranti che dalla vecchia Europa andavano a cercar miglior fortuna nel nuovo mondo, il cui ricordo è vivo in Van Gogh quando dipinge questo quadro nel 1890. Guardando con attenzione, si nota come ci sia un equilibrio instabile delle figure. Il samaritano fa ogni sforzo per sollevare il peso inerte del ferito, per metterlo sopra la sella. Quel momento è registrato come un’istantanea. Il ferito, in posizione instabile, fa una forte pressione laterale sull’animale, che, per contrastare la spinta, sembra muoversi sulle zampe; forte è anche la forma inarcata della schiena dell’uomo, che dice lo sforzo per mantenere un poco l’equilibrio. Notiamo il movimento goffo dei due uomini che quasi si abbracciano, il cui tracciato è una linea sinuosa, che crea a sua volta il movimento naturalmente ondulato dei vestiti e che si diffonde sull’animale e sulle montagne sullo sfondo. Colpiscono due particolari: la somiglianza fra i tratti del samaritano e quelli del pittore e l’impressione visiva che il soccorritore, più che caricare lo sventurato sul cavallo, lo stia tirando giù, vale a dire se lo stia caricando sulle spalle. Quest’ultimo aspetto sembra voler trasmettere l’idea che per aiutare davvero il prossimo, è necessario addossarsene il dolore e le difficoltà (sensazione rafforzata dal contrasto con le due piccole figure, il sacerdote e il levita, che si allontanano sullo sfondo dopo aver rifiutato di prestare soccorso al ferito).
Il prossimo di cui si chiedeva a Gesù, quest’uomo che scendeva da Gerusalemme, viene soccorso dal samaritano che non ha tempo, non ha impegni urgenti, che non demanda, che non chiede e che si fa carico, gli si fa prossimo, fondendosi in quell’abbraccio che nella tela di Van Gogh è portatore di una forte carica emotiva che coinvolge, perché non c’è altro da fare: va’ e anche tu fa lo stesso. Diversamente l’uomo non si salva, né tu né lui.
Forse il quadro si pone la domanda: “Quale dei personaggi sono io?”. Il sacerdote o il levita che sono passati e hanno continuato sulla loro strada? L’uomo che era malconcio e sanguinante sul ciglio della strada? O il Samaritano che ha dimostrato cosa significhi essere un vero prossimo… Quando qualcuno ha bisogno, ci chiediamo: “Che cosa accadrà a me se mi fermo ad aiutare questa persona?” o dobbiamo forse chiederci: “Che cosa accadrà a questa persona, se non mi fermo ad aiutarla?”.
Fonte della lettura del quadro di Vincent Van Gogh: http://www.chiesacattolica.it/cci_new_v3/allegati/6180/TAPPA1_IlBuonSamaritano.pdf
Lettere
Proposta di lettura: Fabio Geda, Nel mare ci sono i coccodrilli, Ed. Baldini&Castoldi , Storia vera di Enaiatollah Akbari
Fabio Geda, l’autore, presenta il suo libro