Articolo scritto per la rivista della Federazione Oratori della diocesi di Cremona, Il Mosaico, 2002.
Mi ha sempre colpito questo breve racconto di Nenad Pejic, caporedattore di Radio Sarajevo scritto all’inizio del conflitto che ha coinvolto la Bosnia nel 1992.
«L’anno scorso mio figlio di quattordici anni ha trascorso le ferie con la nonna in un villaggio serbo. Dove ovviamente poteva guardare la televisione serba. Una volta ritornato a Sarajevo, volevo andare a vedere con lui una partita a basket tra una squadra croata ed una bosniaca. “Non mi piacciono i croati e non mi va di vedere questa partita!”, mi ha detto. “Ma ci sono giocatori eccezionali”, gli ho risposto. “Li odio! Sono tutti degli ustascia ed ammazzano i serbi”, aggiunse mio figlio. “Anch’io sono croato” dissi. E lui, quasi atterrito: “Che cosa? Tu… un croato?”. “Si, sono un croato!”, replicai. “Non può essere, qualcosa non quadra…”, concluse. Certamente qualcosa non quadrava, dopo che per mesi aveva visto dei programmi serbi» 1
Sicuramente, quella descritta, è una situazione estrema, ci troviamo nel pieno di una propaganda, che darà luogo ad un conflitto armato. È quello che A. von Müller chiama “campane comunicative”2 cioè modelli di percezione deformata che si consolidano e si radicalizzano. Eppure credo che le dinamiche evidenziate in questo brano siano presenti in molta dell’informazione a cui attingiamo per recuperare notizie circa il mondo che ci circonda, per sapere quello che avviene, per formarci idee riguardo a fatti ed episodi di cronaca.
È possibile trovarsi di fronte ad una scelta di campo operata da chi fa informazione per cui si sceglie di dare alcune informazioni piuttosto che altre. Ma non sempre e non solo. Alla radice di tutto ciò, spesso, risiede la superficialità con cui lavorano molti mass media. Le ricerche sul posto sono dispendiose, spesso difficili se non addirittura impossibili ed allora ci si accontenta di notizie fornite da agenzia di stampa, oppure filtrate da istituzioni, governi, potentati economici ecc… Le agenzie informative si trovano di fronte al problema di dover far quadrare i bilanci ed allora può capitare che l’aspetto economico, il vendere il dover dare notizie come gli altri organi di informazione, meglio se prima, abbia priorità sulla serietà della ricerca e sulla fatica dell’approfondimento.
Tra i media quello che sicuramente ha un grosso impatto sia sugli adulti sia sui ragazzi e bambini è la televisione. Il fatto stesso che “l’abbia detto” la televisione, “l’ho visto alla televisione” per molti è garanzia di verità. Abbiamo la possibilità di fruire di buoni programmi televisivi ma spesso sono relegati a orari improponibili, sono poco pubblicizzati e in definitiva rischiano di essere solo per pochi. Una difficoltà intrinseca alle televisioni, afferma il filosofo Karl Popper 3, è la loro proliferazione. Le televisioni nascono e sono in competizione fra loro. Per cosa sono in competizione? Per accaparrarsi spettatori: più audience, più introiti pubblicitari, più successo. Non sono in gara per produrre programmi di buona qualità, non competono per un fine morale, educativo. Popper suggerisce non una censura ma una “patente” per chi fa TV unitamente a un controllo, una supervisione costante che può giungere fino al ritiro della “patente” stessa nel caso di gravi negligenze e violazioni. Questo si rende necessario perché
“Una democrazia non può esistere se non si mette sotto controllo la televisione, o più precisamente non può esistere a lungo fino a quando il potere della televisione non sarà stato pienamente scoperto. Dico così perché anche i nemici della democrazia non sono ancora del tutto consapevoli del potere della televisione. Ma quando si saranno resi conto fino in fondo di quello che possono fare la useranno in tutti i modi, anche nelle situazioni più pericolose. Ma allora sarà troppo tardi” 4.
Una democrazia si fonda sulla possibilità di fare scelte libere, per scegliere devo anche conoscere. Se non conosco quello che veramente sta accadendo non posso esercitare pienamente il mio diritto di scelta.
Le informazioni, in realtà ci sono ma richiedono la fatica di essere ricercate. Non possiamo accontentarci di risposte facili che rasentano il semplicistico se non addirittura preconfezionate 5.
Solo un piccolo esempio. Dopo il terribile e barbaro attacco dell’11 settembre la risposta del governo USA è stata, come tutti sappiamo, un’offensiva militare. L’attacco è iniziato in Afghanistan e nelle intenzioni dell’Amministrazione Bush è destinato ad allargarsi ad altri paesi. È stata una delle risposte possibili a ciò che è successo. Come mai si è scelta con convinzione questa strada? Il Sole 24 Ore domenica 27 gennaio titolava: “Bush: l’economia ha bisogno di stimoli. L’uscita dalla recessione è prioritaria come la lotta al terrorismo – Confermato il raddoppio delle spese per la difesa interna”. 6 Perché per dare stimoli ad una economia si decide il raddoppio delle spese per il settore militare? Gli USA stanno spendendo in armamenti dall’inizio dell’anno fiscale con una progressione di € 675.775 al minuto 7. Oltre che di guerra al terrorismo si è parlato anche di grossi interessi petroliferi nella zona. Molte analisi e articoli argomentano in tal senso. Ad esempio Domenica 9 dicembre 2001 sempre Il Sole 24 Ore titolava: “Riparte la corsa verso l’Asia centrale. L’oro nero: la fine del regime talebano apre prospettive di stabilità in un’area ricca di importanti risorse energetiche e strategiche” 8. Interessante articolo corredato da cartina. Se invece navigate provate a visitare la pagina web Petrolio e guerra sul sito di Rai News. 9 Insomma sembra un po’ meno semplice e lineare quello che sta succedendo rispetto a quello che molti main-media raccontano. Vorrei farvi notare che non ho citato fonti dei cosiddetti “pacifisti del popolo di Seattle, i temibili no-global”. 10 Si è parlato anche di difesa della democrazia, difesa dei diritti dell’uomo, diritti palesemente violati dal regime di Kabul. Chi sono gli alleati afgani? Human Rights Watch (Osservatorio per i diritti umani) parla, riferendosi all’Alleanza del Nord di “pessimo curriculum dei dirigenti della popolazione afgana” 11 e spiega anche il perché.
Ci hanno sempre parlato di bombardamento chirurgici, quasi a voler dire noi facciamo la guerra ma non siamo crudeli, pagheranno i colpevoli non i civili. È proprio così? Il quotidiano inglese The Guardian 12 il 20 dicembre 2001 in un articolo dall’eloquente titolo “The innocent dead in a coward’s war” parlava di 3.767 morti civili.
Quali invece le conseguenze per cittadini di altri paesi, soprattutto musulmani, di certa propaganda e/o cattiva informazione nei paesi occidentali? 13 Quanto ne siamo stati informati?
Sono esempi parziali. Me ne rendo conto. Volevo solo sottolineare quanto sia importante non accontentarsi di risposte facili e preconfezionate. Propongo una condizione indispensabile per capire meglio il mondo in cui viviamo e le sue dinamiche per non rimanere intrappolati da interessi di vario genere: avere la passione per la ricerca.
Certo leggersi più giornali non è facile, essere costantemente aggiornati, ricercare, approfondire richiede molto tempo, fatica. A livello di oratorio questo può essere possibile perché sono diversi i soggetti che possono contribuire alla rierca. Si possono registrare molti programmi per poi renderli disponibili per incontri e discussioni, si possono acquistare riviste, organizzare incontri con persone che possano testimoniare le loro esperienze dirette. Oggi, se vogliamo, abbiamo uno strumento in più per rendere possibile un’altra informazione: Internet definito da Giovanni Paolo II
«un nuovo “forum” […] nel senso attribuito a questo termine nell’antica Roma”.
Sempre il Papa nello stesso documento afferma che
“La Chiesa si avvicina a questo mezzo con realismo e fiducia». 14
Avviciniamoci anche noi con realismo e fiducia. Aiutiamo i ragazzi e i giovani a non diventare fruitori passivi di questo mezzo. Certo c’è bisogno di una guida sia in famiglia sia in oratorio; non è pensabile che uno strumento si sostituisca alla capacità indagatrice e critica di una persona. È un mezzo appunto e da solo non è sufficiente, necessita di essere guidato, indirizzato, ma un ambiente educativo, se vuol essere tale, tutto questo lo dovrebbe offrire.
A titolo esemplificativo propongo una breve sitografia.
BREVE PROPOSTA DI SITOGRAFIA
La sitografia che qui propongo non ha alcuna pretesa di completezza, sono solo alcuni suggerimenti per rendere possibile sia a livello personale, sia a livello di gruppi un’altra informazione: quella che spesso i main-media ci occultano. Qui presento la versione on line indicando gli indirizzi web (URL) ma di molte di queste testate è possibile reperire una versione cartacea.
http://www.internazionale.it/
Il meglio dei giornali di tutto il mondo. Ogni settimana Internazionale pubblica in italiano i migliori articoli comparsi sulla stampa straniera. Una finestra sul mondo della cultura, della politica, dell’economia, della tecnologia e della scienza. Tutti gli articoli sono tradotti integralmente e vengono scelti da un comitato di esperti e consulenti a partire da circa trecento giornali quotidiani, settimanali e mensili.
http://www.misna.org/
Agenzia giornalistica specializzata nel diffondere notizie e servizi di approfondimento e reportage sul Sud del mondo.
http://www.zmag.org/Italy/index.htm
Le pagine di ZNet-it offrono la traduzione di una esigua selezione del materiale presente sul sito della rivista americana Z Magazine.
http://www.unimondo.org
UniMondo: informazione qualificata e pluralista sullo sviluppo umano sostenibile, l’ambiente, la pace, i diritti.
http://www.peacelink.it/
PERCHÉ LA TELEMATICA PER LA PACE?
“Perché è tempo di imparare a fare cose nuove, e se non piace la parola specialisti, a diventare bravi arigiani. Spetta quindi agli artigiani della Pace il compito di usare ogni mezzo nonviolento per giungere ovunque ed essere presenti con un’azione di pace e una testimonianza di impegno umano”.
http://www.adista.it/
INFORMAZIONE LIBERA E LAICA SU:
la Chiesa, le Chiese, la politica, le religioni, le teologie, i movimenti, le sette, le comunità ecclesiali, il consenso ed il dissenso, la diplomazia e la profezia, le voci dei senzavoce…
http://italy.indymedia.org/
Don’t hate the media! Become the media. Versione italiana del network mondiale Indymedia.
Questa rivista nasce da organizzazioni che operano in settori diversi, unite dalla comune volontà di cercare nuove strade per lo sviluppo di un’economia di giustizia e convinte che dal confronto di molte esperienze possa nascere qualcosa che conta ben più della somma dei singoli partecipanti.
http://www.vita.it/it/
Benvenuti nel cuore di Vita, qui trovate le persone che quotidianamente lavorano per fornire un’informazione indipendente e costantemente aggiornata sul Terzo settore e non solo. Le associazioni che fanno parte del comitato editoriale e i principi del nostro lavoro. Ma soprattutto è il luogo in cui conoscerci meglio e perché no, collaborare insieme, per una più efficacie diffusione della cultura del non profit.
Note
1 PETER GLOTZ, La verità… un’arma, ed. Gamberetti, p. 129. Sempre su questo tema interessante l’articolo di Jacqueline Sharkley, Le regole della disinformazione, http://www.kater.it/inchiesta/inchiestapetrolio6.htm
2 ALBRECHT VON MULLER, in PETER GLOTZ, La verità… un’arma, ed. Gamberetti, p. 127.
3 KARL POPPER, Una patente per fare TV, ed. Service Editoriale Donzelli, p.15.
4 KARL POPPER, id. p.25.
5 In un paese oppresso da una dittatura questo processo è abbastanza chiaro. Interessante per capire questa dinamica in un paese democratico l’articolo di JACQUELINE E. SHARKLEY (docente di giornalismo presso l’Università dell’Arizona), STRATEGIE USA – Disinformazione organizzata, reperibile con altro materiale della stessa autrice all’URL http://www.kater.it/strategieusa.htm
6 Il sole 24 Ore, domenica 27 gennaio 2002, p.3.
7 http://www.cdi.org/issues/usmi
8 Il sole 24 Ore, domenica 9 dicembre 2001, p. 13.
9 DOMENICO WALTER RIZZO, Il petrolio centroasiatico, una chiave di lettura del conflitto, http://www.rainews24.it/ran24/speciali/obiettivo_usa_nuovo/petrolio_rz.htm
10 Se volete uscire da facili e soprattutto devianti etichettature provate ad approfondire il tema. Vi propongo MARIO PIANTA, MOVIMENTI GLOBALI, in Manitese, luglio/agosto 2001, reperibile anche sul web all’URL http://www.manitese.it/mensile/701/movimenti.htm
11 Il pessimo curriculum dei dirigenti della popolazione afgana, 6 ottobre 2001, http://www.zmag.org/Italy/hrw-alliance.htm Rapporto di Human Rights Watch su Fronte Unito/Alleanza del Nord
– I DIRITTI UMANI NON SONO STATI RISPETTATI DAI COMANDANTI DELL’OPPOSIZIONE ottobre 2001, da Human Rights Watch. Traduzione di Tiziana, http://www.ecn.org/reds/afganistandirumani.html
12 SEUMAS MILNE, The innocent dead in a coward’s war, The Guardian, December 20, 2001. Sempre sulle cifre di morti interessantissimo il lavoro di MARC W. HEROLD, Professore al “Departments of Economics and Women’s Studies” University of New Hampshire Durham,
Who Will Count the Dead?, http://www.media-alliance.org/mediafile/20-5/index.html
13 Amnesty International COMUNICATO STAMPA (CS48-2001), VITTIME DELLA RAPPRESAGLIA: I DIRITTI UMANI SOTTO MINACCIA, Roma, 4 ottobre 2001
– EUROPEAN MONITORING CENTRE ON RACISM AND XENOPHOBIA, Anti-Islamic reactions within the European Union after the recent acts of terror against the USA, Vienna, 3 Ottobre 2001. http://eumc.eu.int/
-
Human Rights and Terrorism, http://www.osce.org/press_rel/documents/2001-776-odihr.pdf
-
Tra dire e il fare c’è di mezzo il… ratificare! Molti hanno parlato di diritti umani ma chi ha ratificato gli impegni internazionali cioè i trattati? UNHCHR, STATUS OF RATIFICATIONS OF THE PRINCIPAL INTERNATIONAL HUMAN RIGHTS TREATIES, http://www.unhchr.ch/pdf/report.pdf
14 GIOVANNI PAOLO II, 36ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali – Internet: un nuovo Forum per proclamare il Vangelo, http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/messages/communications/documents/hf_jp-ii_mes_20020122_world-communications-day_it.html