Caro naziskin è una lettera scritta con un linguaggio ironicamente “facile facile”, proprio per sottolineare la condizione di deprivazione culturale che accomuna i giovani naziskin, ragazzi che di solito hanno alle spalle esperienze di violenza, famiglie disgregate, ignoranza e povertà spirituale.
L’autore
Nato a Roma nel 1954, Michele Serra è un famoso giornalista. Vive e lavora tra Milano e Bologna. Ha cominciato a scrivere a vent’anni sull’“Unità”, nella quale era entrato come dimafonista. Prima inviato, poi corsivista e commentatore, dal 1997 scrive sulla “Repubblica” e dal 2002 anche sull’“Espresso”. In passato ha collaborato a molte testate, tra le quali “Epoca” e “Panorama”. Nel 1991 ha fondato “Cuore”, settimanale satirico che ha diretto fino al 1994. Come autore, ha scritto testi teatrali per Antonio Albanese, Luca De Filippo, Beppe Grillo, Claudio Bisio, Milva, Davide Riondino e Andrea Brambilla. In televisione ha lavorato con Adriano Celentano, Gianni Morandi, Luciana Littizzetto e molti altri artisti. Da diversi anni è co-autore della trasmissione di Fabio Fazio Che tempo che fa. Per Feltrinelli ha pubblicato due raccolte di poesie (Poetastro nel 1993 e Canzoni politiche nel 2000), due romanzi (Il ragazzo mucca, 1997; Gli sdraiati, 2013), due libri di racconti (Il nuovo che avanza nel 1989 e Cerimonie nel 2002, che ha vinto il premio Procida), tre raccolte di corsivi (Che tempo fa nel 1999, Tutti i santi giorni nel 2006 e Breviario comico. A perpetua memoria nel 2008 e in edizione ampliata nel 2011), un reportage di viaggio (Tutti al mare, 1990), una raccolta di falsi d’autore (44 falsi, 1991) e, nella collana digitale Zoom, L’assassino (2013).
Caro naziskin
Caro naziskin, io scrivere te con parole facili facili, così forse tu capire. Io leggo su giornali che tu essere ‘bestia’ e ‘belva’, ma io non credere. Io credere tu essere ignorante: e ignoranza è grande problema per tutti, anche per me. Perché persona ignorante è persona debole, e persona debole è persona che ha paura, e persona che ha paura è persona che diventa cattiva e aggressiva, e fa “bonk” con bastone su testa di poveraccio. Vere ‘bestie’ e ‘belve’ sono certi giornalisti (molti) e certa televisione (quasi tutta), che dicono stronzate così noi restare tutti ignoranti e potere resta in mano di potenti. Io vuole dire questo: se tu picchia un poveraccio, tu non dimostra tua forza. Tu dimostra tua debolezza e tua stupidità. Perché sua testa rotta non risolve tuo problema. Tuo problema è che tu vivere in periferia di merda, senza lavoro o con lavoro di merda. Tuo problema è che tu essere ultima ruota del carro. Allora tu volere diventare forte, e tu avere ragione. Ma nessuno diventa forte picchiando (quaranta contro due) due persone deboli. Se tu volere diventare forte, tu dovere ribellarti a tua debolezza. Tu dovere pensare. In tua crapa rapata esserci cervello. Tu allora usare cervello, non bastone. Tuo cervello avere bisogno di cibo, come tua pancia. Tu allora provare a parlare, a leggere, a chiederti perché tu vivere vita di merda. Questo essere: cultura. E cultura essere sola grande forza per migliorare uomo.
Io sapere: leggere essere molto faticoso. Pensare essere ancora più faticoso.
Molto più faticoso che gridare “negro di merda”, o “sporco ebreo”: gridare stronzate essere molto facile, basta vedere presidente skinhead Cossiga. Tutti essere capaci di insultare e odiare.
Me non importare niente se tu avere crapa rasata e scarponi: per me, tu potere anche metterti carciofo su testa e tatuare tue chiappe. Me importare che tu rispetta te stesso, tuo cervello e tua dignità, così forse tu impara anche a rispettare altri uomini. Se tu grida “sporco ebreo”, tu dovere almeno sapere cosa essere ebreo. E se tu sapere cosa essere ebreo, tu provare a chiederti come sarebbe bello se bruciassero in forno tua madre, tuo padre, tuoi fratelli, tuoi amici e te. Se tu comincia a fare domande, tu comincia a vincere. Domande essere come chiavi di macchina: basta una domanda per accendere motore e andare lontano.
Io molto preoccupato per te (e anche per testa di quelli che vuoi picchiare). Io preoccupato perché il potere, quando vede persone ignoranti e cattive, può fare due cose: metterti in prigione, e prigione è come immenso “bonk” su tua testa. Oppure servirsi di te come uno schiavo, mandarti a picchiare e torturare e bruciare mentre lui, intanto, vive in bella casa con bella macchina e bella figa. Vuoi essere libero? Tieni tua testa rapata, ma impara ad amare tuo cervello. Forza e potere abitano lì: dentro zucca, non sopra zucca. Ciao.
Michele Serra
(da Cuore del 27 gennaio 1992)