Origine della festa del Natale

Il Natale è una delle feste cristiane più conosciute, che ha visto nascere tradizioni, fiorire quadri, musiche. Quale l’origine di questa festa? In realtà per celebrare l’incarnazione di Gesù, Figlio di Dio venuto a narrarci il volto del Padre abbiamo più feste tutte celebrate nel periodo di Natale: il 25 dicembre, il battesimo di Gesù e l’epifania (6 gennaio).

25 dicembre festa del Natale

Botticelli Sandro, 1475, Adorazione dei Magi - Firenze, Uffizi. (fonte web)
Close
Botticelli Sandro, 1475, Adorazione dei Magi - Firenze, Uffizi. (fonte web)
 

La Chiesa per celebrare la nascita di Gesù ha trovato un giorno “simbolico e significativo”.
Nei primi due secoli, quando ancora la Chiesa non aveva libertà completa di culto e non poteva organizzarsi liberamente, la data non era la stessa in tutti i paesi: in oriente alcuni celebravano il Natale il 20 maggio, altri il 20 aprile; altri ancora il 17 novembre. In occidente in alcune zone si celebrava il 28 marzo; mentre in altre regioni già si era scelto il giorno del 25 dicembre.
Nel IV secolo in occidente si pervenne ad una concordanza su questa data, fissando in tal modo l’attenzione sulla realtà umana di Cristo: oltre ad essere vero Dio è anche vero uomo, come tutti gli altri; per questo se ne celebra anche l’incarnazione, il suo farsi uomo in un determinato periodo storico in un popolo, in un paese.
Nel 336 è stata scritta la ‘Depositio Martyrum’, un primo tentativo di calendario liturgico, nel quale si dice espressamente che a Roma la festa del Natale veniva celebrata il 25 dicembre. La stessa notizia si riscontra nel Cronografo dell’anno 354 (Chronographus anni CCCLIIII. Ferialae Ecclesiae Romanae) nel quale si legge “VIII Kal. Ian. (Die Octavo ante Kalendas Ianuarias) natus Christus in Betleem Iudeae”, cioè il 25 dicembre. Altra conferma sulla datazione a Roma ci viene data da un discorso di papa Liberio (352-366), tenuto in S. Pietro nel 353.
Questa data di Roma venne fatta propria anche da altre diocesi, come Milano per opera di S. Ambrogio.
L’affermazione di questa festa si deve molto all’opera del papa S. Leone Magno (440-461).
In oriente invece per ricordare la nascita del Redentore prevalse il 6 gennaio, giorno dell’ Epifania, nel quale si celebra la manifestazione al mondo, rappresentato dai magi, di Cristo in quanto Dio. La Chiesa d’oriente ha voluto porre l’accento sul fatto che quel bambino è Dio.
Questa doppia data si è mantenuta fino ad oggi.
L’esigenza di celebrare la festa della nascita del Redentore si è maturata nel tempo, come è avvenuto per altre festività, per rafforzare l’autentica fede nel mistero della incarnazione. Nel IV e V secolo sono sorte le grandi eresie che negavano o la divinità di Cristo o la sua umanità. Ben quattro concili ecumenici sono stati celebrati per difendere e chiarire la vera dottrina sul Verbo: Nicea (325), Costantinopoli I (381), Efeso (431) e Calcedonia (451).

Perché proprio il 25 dicembre?

Per quanto riguarda la scelta di questo giorno, ci sono diverse ipotesi. Vediamo le due principali.

Un prima la fa risalire all’uso di cristianizzare una festa pagana. Infatti in quel giorno, coincidente con il solstizio d’inverno, si celebrava nell’Impero la festa del Sol Invictus, il Sole nascente di nuovo, in onore della divinità Mitra, vincitrice delle tenebre. Per celebrare questa divinità l’imperatore Aureliano nel 274 aveva fatto edificare un grandioso tempio la cui inaugurazione avvenne proprio il 25 dicembre.
Si deve notare che i romani, secondo le conoscenze astronomiche del tempo, credevano che il solstizio d’inverno cadesse il 25 dicembre, e non il 21 come oggi si sa in seguito a studi più esatti. La vita allora era regolata sulla luce naturale. Il solstizio d’inverno pone fine al giorno più corto, di minor luce ed indica l’inizio del periodo di maggior luminosità con l’allungarsi delle giornate, e quindi di maggior vitalità e gioiosità.
Tutti conoscono la ‘paganità’ di queste feste. La Chiesa piuttosto che anatematizzarle, ha preferito coglierne il significato simbolico e trasferirlo in Cristo. Nel nostro caso è Lui il vero Sole che viene in questo mondo per sconfiggere le tenebre.

Riferimenti biblici

Nella Bibbia troviamo diversi riferimenti a questo simbolo della luce, del sole:

“Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in una terra caliginosa di ombre di morte risplendette una luce” (Isaia 9, 1);

“Sorgerà per voi il Sole di giustizia” (Malachia 4, 2).

Le parole di Isaia sarà lo stesso Gesù ad applicarle a se stesso (Matteo 4, 16).

Lo stesso concetto è espresso da Zaccaria nel suo famoso cantico: “Grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge, per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace” (Luca, 1, 79 s.).

Lo stesso Gesù si è identificato con la luce quando ha detto: “Io sono la luce del mondo… Chi crede in me non cammina nelle tenebre” (Giovanni 8, 12).

Mosaico rinvenuto nella necropoli vaticana, rappresentante Cristo come Sol Invictus
Mosaico rinvenuto nella necropoli vaticana, rappresentante Cristo come Sol Invictus

Si tratta dunque di un processo di inculturazione della fede cristiana che si traduce nei segni della cultura “ospite”. Il vero Sole di cui l’uomo ha bisogno, per le nuove comunità di cristiani, non è Mitra o altre divinità, ma Cristo, l’unico uomo-Dio, redentore.
Nei cristiani dei primi secoli questa convinzione era molto radicata. Avvertivano la necessità di manifestare questa loro fede anche con le arti figurative. Ci sono arrivati diversi affreschi e mosaici che paragonano Cristo al sole. Un esempio per tutti si trova nella necropoli vaticana dove nel mosaico del soffitto del mausoleo M, composto tra il 150-180 già scoperto nel corso di un fortuito contatto con la Necropoli nel 1574, ma liberato dalle macerie e visibile soltanto durante gli scavi del 1941, abbiamo la raffigurazione di Cristo-Sole che ascende al cielo su una quadriga di cavalli bianchi in mezzo ad un lussureggiante intreccio di rami di vite.

Una seconda ipotesi invece ritiene, in rapporto a studi sui calendari, che il 25 dicembre fu proprio il giorno della nascita di Gesù.
La ricerca parte dalla descrizione del sacrificio del sacerdote Zaccaria, padre il Giovanni il Battista, con l’aiuto del calendario della comunità essena di Qumrân.  Costui esercitava le sue funzioni nel tempio quando l’angelo Gabriele gli annunciò la nascita del figlio (Luca 1, 5-13).
Secondo il calendario qumranico solare, i turni per il servizio nel tempio della famiglia di Abijah capitavano due volte all’anno: dall’ 8 al 14 del 3° mese e dal 24 al 30 dell’8° mese. La tradizione orientale che fa risalire la nascita di Giovanni il 24 giugno, pone la data del servizio al tempio di Zaccaria nel secondo turno: 24-30 dell’8° mese. A sua volta Luca data l’annunciazione dell’angelo a Maria nel 6° mese successivo al concepimento di Giovanni (Luca 1, 26). Le liturgie orientali ed occidentali concordano nel determinare questa data con il 31 del mese di Adar, corrispondente al nostro 25 marzo. Infatti in questa data la Chiesa celebra ancora l’annuncio dell’angelo ed il concepimento di Gesù. Di riflesso la data della nascita doveva essere posta 9 mesi dopo, appunto il 25 dicembre.


L’epifania

Magi, Basilica di Sant'Apollinare in Classe, Ravenna, prima metà del VI secolo. (fonte web)
Close
Magi, Basilica di Sant'Apollinare in Classe, Ravenna, prima metà del VI secolo. (fonte web)
 

Epifania


Approfondimenti: