Quest’opera venne scritta nel periodo in cui Charpentier fu maestro di musica presso la chiesa di Saint-Louis ed appartiene alle molte composizioni ch’egli scrisse per le celebrazioni natalizie.
Charpentier venne influenzato, ad opera di Giacomo Carissimi, dal genere dell’oratorio ch’egli cercò di trasferire in Francia. Le opere ch’egli scrisse in tal senso non sono propriamente degli oratori per cui vengono più generalmente definite come histories sacrèes (sacre rappresentazioni).
In questo cantico la struttura tipica dell’oratorio manca in quanto non vi è la presenza dell’historicus e l’azione è estremamente ridotta.
Il testo venne mutuato da differenti sezioni delle Sacre Scritture, una consuetudine all’epoca frequente: dal Vangelo secondo Luca, dal salmo XII e dal libro di Isaia.
L’opera si compone di due parti.
La prima consiste in un’introduzione, fremente d’attesa, al mistero del Natale. Dopo un preludio basato su di un movimento cromatico discendente, inizia il recitativo del basso (Usquequo avertis faciem tuam) cui poi segue il coro dei giusti (Memorare). Successivamente l’annuncio del Natale si fa più incisivo (Consolare fila Sion) fino a sfociare nel coro invocante che chiude la prima parte (Rorate coeli). Tra le due sezioni è interposto un brano strumentale (La nuit) basato su un sapiente gioco di chiaroscuri e silenzi, favorito dall’uso dei registri più bassi degli archi e dall’uso delle sordine. Il tutto serve ad introdurre il misterioso prodigio che avviene nel buio della notte.
La seconda parte inizia, in netto contrasto con il raccoglimento de La nuit, col l’esplosione dell’orchestra e poi del coro (Coeli aperti sunt) che introducono la scena dell’annuncio dell’angelo ai pastori (Nolite timere) e del canto del coro celeste (Gloria in altissimis). I pastori rispondono all’invocazione e si dirigono verso Betlemme accompagnati dal suono di una marcia (Marche des berges) e, una volta arrivati, adorano il bambino appena nato (O infans, o Deus, o Salvator noster). Tutto il brano si gioca su un delicato equilibrio di silenzi assorti e di un canto appena soffuso. Dopo questo momento contemplativo, inizia il tempo della gioia (Pastores undique) che si chiude sul solenne coro conclusivo (Exultemus, jubilemus)
Fonte: Wikipedia