Insegnamento Religione Cattolica
“Istruzione non è riempire un secchio ma accendere un fuoco”
W.B. Yeats
“Si può pensare legittimamente che il futuro dell’umanità sia riposto nelle mani di coloro che sono capaci di trasmettere alle generazioni di domani ragioni di vita e di speranza
Costituzione Pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo “Gaudium et spes”, n° 31
Alcune considerazioni
Non è facile la professione dell’insegnante.
Non lo è perché è una sfida continua.
Non lo è perché si deve essere sempre disposti al cambiamento. Ad ampio raggio. Cambiamento di prospettive per incontrare i “nuovi barbari”: nativi digitali o portatori di diversità cui non siamo soliti rapportarci.
Non lo è perché il clima culturale non è dei più favorevoli, anzi si è fatto di tutto per screditarci come categoria e come persone.
Non lo è perché chiamatela come volete: razionalizzazione, spending review… si tratta sempre di lavorare di più con meno risorse.
Non lo è perché insegnare IRC in 18 classi a centinaia di alunni/e tutti gli anni è come salire su una giostra all’inizio dell’anno scolastico, ne scendi alla fine e ti gira la testa.
E comunque sono sempre quì, oserei dire, dopo quello che ho premesso, in “direzione ostinata e contraria”. O se volete dirla con sant’Agostino: “La speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio. Il primo di fronte a come vanno le cose, il secondo per cambiarle“. Si perché insegnare è credere, nonostante tutto, nella speranza.
Quello che troverete in queste pagine (ma anche su slideshare, youtube, …) non ha nulla di sistematico ma sono solo alcuni spunti che ho elaborato in questi anni e che condivido.
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