Dichiarazione del Comitato Internazionale di Collegamento cattolico – ebraico
I rappresentanti del Comitato Ebraico Internazionale per le consultazioni interreligiose (IJCIC) e della Commissione della S.Sede per i rapporti religiosi con l’Ebraismo si sono riuniti a Praga, dal 3 al 6 settembre nel 13° incontro del Comitato Internazionale di Collegamento cattolico – ebraico. Prima della riunione, le delegazioni cattolica ed ebraica hanno compiuto una visita commemorativa a Theresienstadt, uno dei campi di sterminio dei nazisti.
Il precedente incontro del Comitato misto aveva avuto luogo in Roma nel 1985. Difficoltà sorte in seguito spinsero a rimandare l’incontro successivo fino ad oggi. Tuttavia, durante questi anni un Comitato ristretto ha continuato a incontrarsi con regolarità per rendere possibile la prosecuzione delle attività. In un incontro speciale fra la Commissione della S.Sede e l’IJCIC a Roma nel 1987, era stato previsto che la riunione prossima sarebbe servita a porre le fondamenta per la presentazione di un documento cattolico sulla Shoah.
Del retroterra storico dell’antisemitismo, e delle sue manifestazioni contemporanee. L’intenzione di preparare tale documento è stata confermata dalla Commissione della S.Sede. A questo proposito, nella riunione di Praga si è discusso del fondamento religioso e secolare dell’antisemitismo e delle sue relazioni con la Shoah. Questa discussione ha condotto a riconoscere che talune tradizioni del pensiero cattolico, dell’insegnamento , della predicazione e della pratica, nel periodo patristico e nel Medio Evo, hanno contribuito alla creazione dell’antisemitismo nella società occidentale. Nel periodo moderno, numerosi cattolici non furono abbastanza vigili nel reagire contro manifestazioni di antisemitismo. I delegati cattolici hanno condannato sia l’antisemitismo, sia tutte le forme di razzismo, come peccati contro Dio e l’umanità, ed hanno affermato che non si può essere autenticamente cristiani e praticare l’antisemitismo.
Durante la Conferenza testimoni Ebrei e cattolici della Shoàh hanno riferito le proprie esperienze, e attestando che numerosi cristiani, mancando ai doveri verso se stessi, verso gli Ebrei e verso le vittime, reagirono troppo poco all’ideologia nazista e fascista.
E’ stata anche resa testimonianza alle molte autorità e ai membri della Chiesa, che agirono per salvare Ebrei a rischio della loro stessa vita durante il terrore nazista. Né si è dimenticato che sono periti altri popoli oltre quello ebraico. La Conferenza ha riconosciuto il ruolo fondamentale della dichiarazione del Concilio Vaticano II Nostra Aetate , e di tutti i successivi sforzi dei Pontefici e delle autorità ecclesiastiche, per imprimere un sostanziale miglioramento nelle relazioni cattolico – ebraiche.
Nostra Aetate ha creato un nuovo spirito nelle relazioni. Papa Giovanni Paolo II espresse questo nuovo spirito in un’udienza con autorità ebraiche il 15 febbraio 1985 dicendo: “Le relazioni fra Ebrei e cristiani sono migliorate in modo radicale in questi anni. Dove c’era ignoranza e, quindi, pregiudizi e stereotipi, ora c’è una crescente reciproca conoscenza, stima e rispetto. C’è, soprattutto, amore fra noi: quel modo di amare, voglio dire, che sia per noi che per voi è il fondamentale precetto delle nostre tradizioni religiose, e che il Nuovo Testamento ha ricevuto dall’Antico”. Nel rievocare l’affermazione del Papa che un nuovo spirito si sta creando. I delegati hanno auspicato un approfondimento di tale spirito nelle relazioni cattolico – ebraiche, uno spirito che sottolinea la cooperazione, la comprensione reciproca e la riconciliazione, la buona volontà e gli scopi comuni, al posto del passato spirito di sospetto, risentimento e sfiducia. Questo spirito presuppone il pentimento, come ha detto l’Arcivescovo Edward Idris Cassidy, Presidente della Commissione della S.Sede per le relazioni religiose con l’Ebraismo. “Il fatto che l’antisemitismo ha trovato posto nella coscienza e nella pratica cristiana richiede un atto di teshuvà (“pentimento”, “conversione”) e di riconciliazione da parte nostra, mentre ci riuniamo qui, in questa città che attesta della nostra incapacità ad essere stati in passato autentici testimoni della nostra fede”.
Questo nuovo spirito dovrebbe anche manifestarsi nel lavoro che le due comunità di fede potrebbero fare insieme per rispondere alle necessità del mondo contemporaneo: necessità di realizzare i diritti, la libertà e la dignità umana dove mancano o sono minacciati, necessità di un atteggiamento responsabile verso l’ambiente. Una nuova immagine e una nuova attitudine nelle relazioni ebraico – cattoliche sono richieste per diffondere universalmente il lavoro di pionieri che è stato fatto in molte comunità in diverse parti del mondo. Ad esempio, negli Stati Uniti un organismo permanente, attivo nel dialogo cattolico – ebraico ha recentemente pubblicato un documento comune sull’insegnamento dei valori morali nell’educazione pubblica. Inoltre la Chiesa cattolica opera con successo per presentare il Giudaismo nei suoi seminari, nei testi scolastici e nei sussidi educativi, in modo positivo e oggettivo, eliminando scrupolosamente ogni elemento che potrebbe contrastare con lo spirito del Concilio Vaticano II. Egualmente, la comunità ebraica negli Stati Uniti, in una crescente atmosfera di confidenza e fiducia, ha condotto un proprio studio autonomo sul modo in cui i testi delle Scuole ebraiche parlano dei cristiani e del cristianesimo. Molti esempi simili di tali iniziative cattoliche ed ebraiche in altre nazioni potrebbero essere citati. Oltre allo studio della storia dell’antisemitismo, la riunione ha dedicato attenzione speciale a manifestazioni recenti di antisemitismo, in particolare in Europa centrale e orientale. E’ stata sottolineata la necessità di diffondere i risultati di Nostra Aetate e dei successivi dialoghi cattolico – ebraici in quelle nazioni nelle quali nuovi sviluppi politici hanno creato la possibilità di un lavoro comune. Nel riconoscere l’importanza di ampliare la circolazione degli insegnamenti di Nostra Aetate, nell’incontro si è notata con soddisfazione la fondazione di comitati misti ebraico – cristiani in Cecoslovacchia ed Ungheria, e la diffusione in lingua vernacola, ad opera delle autorità della Chiesa polacca, dei documenti ufficiali riguardanti le relazioni cattolico – ebraiche. E’ stato sottolineato che occorre compiere sforzi sistematici per sradicare le radici dell’antisemitismo religioso, dovunque si manifestano, mediante pubblicazione di testi e corsi per sacerdoti, nella liturgia, e con l’impiego di mezzi di comunicazione cattolici. Il Comitato di collegamento spera che il nuovo Catechismo per la Chiesa universale attualmente in preparazione possa servire come un effettivo strumento a questo scopo. Riguardo ai problemi speciali di antisemitismo in Europa orientale e centrale, Il Comitato ha formulato le seguenti raccomandazioni:
1- Traduzione nelle lingue vernacole e ampia diffusione di tutti i documenti di rilievo della Chiesa sulle relazioni con l’Ebraismo (in particolare: la Dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le Religioni non cristiane, Nostra aetate n.4,28 ottobre 1965; gli Orientamenti e suggerimenti per l’applicazione della Dichiarazione conciliare Nostra aetate n. 4,1 dicembre 1974; e le Note per una corretta presentazione degli Ebrei e dell’Ebraismo nella predicazione e nella catechesi della Chiesa cattolica, 24 giugno 1985).
2 – L’inclusione dell’insegnamento di questi documenti nei curricoli dei seminari teologici, per eliminare tutti i residui dell’insegnamento del disprezzo”, e l’istituzione di corsi speciali sullo stesso argomento in corsi di aggiornamento per sacerdoti che non hanno ancora ricevuto tale formazione teologica.
3 – L’informazione su tutte le tendenze e gli avvenimenti connessi con la rinascita di antisemitismo, in vista di contrastarli prontamente.
4 – Un’azione permanente volta a garantire libertà di culto e di educazione religiosa a tutti i cittadini (cristiani, Ebrei ed altri).
5 – Attivo appoggio alla legislazione generale contro le discriminazioni di tipo razziale o religiosa, incluso l’antisemitismo, e contro l’incitamento all’odio di religione o di razza. Promozione di azioni legislative per limitare la libertà di associazione delle organizzazioni razziste.
6 – Appoggio ai programmi di educazione generale che dovrebbe prevedere:
a) L’inclusione nei programmi scolastici della conoscenza e del rispetto per differenti civiltà, culture e religioni, particolarmente quelle dei popoli e delle denominazioni abitanti il proprio territorio nazionale;
b) Il dovere di porre una speciale attenzione educativa per il problema dell’odio e del pregiudizio razziale, nazionale e religioso. Ciò dovrebbe includere l’insegnamento della storia delle distruzioni provocate da tale pregiudizio o odio;
c) L’eliminazione dai libri di testo di ogni contenuto di pregiudizio razziale o religioso e di materiale che può condurre a creare attriti tra i gruppi.
E’ stato raccomandato che, per facilitare e promuovere questi obiettivi, le autorità competenti delle rispettive comunità in ciascuna regione d’Europa orientale e centrale istituiscono una speciale commissione congiunta. La Commissione della Santa Sede per le relazioni religiose con l’Ebraismo e il Comitato Ebraico Internazionale per le consultazioni interreligiose sono pronti ad assistere questi sforzi. Continuiamo a sentire la necessità, già considerata, di più stretti e rapidi rapporti di cooperazione e scambio di informazioni fra l’IJCIC e la Commissione della Santa Sede, per evitare future incomprensioni e per affrontare insieme tendenze e preoccupazioni entro le due comunità. Riguardo al Convento carmelitano ad Auschwitz, notiamo con soddisfazione la dichiarazione della Commissione della Santa sede per le relazioni religiose con l’Ebraismo, fatta dal cardinale Joannes Willebrands nel settembre 1989, che conferma l’intenzione di stabilire in altra sede “un Centro di incontro, dialogo e preghiera, come previsto nella dichiarazione di Ginevra del febbraio 1987, che contribuirà in modo importante allo sviluppo delle buone relazioni fra cristiani ed Ebrei”. Siamo in attesa di vedere presto ultimato il nuovo edificio nel quale il Convento carmelitano troverà la sua naturale collocazione, sperando che ogni ostacolo sarà superato. (L’edificio è stato ultimato e le suore vi si sono trasferite nell’estate del 1993). La delegazione ebraica ha espresso il suo attaccamento allo Stato di Israele, ed ha sottolineato la necessità da parte cattolica di comprendere il posto speciale che ha Israele nella coscienza ebraica, Ha manifestato la sua preoccupazione per l’assenza di relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e lo Stato di Israele. Inoltre la delegazione ebraica ha espresso la speranza che il materiale archivistico vaticano sia reso accessibile per una migliore comprensione del periodo oscuro nella storia ebraica. Dopo due millenni di estraniazione e di ostilità, noi abbiamo come cattolici e come Ebrei, un dovere sacro di creare una genuina cultura di mutua stima e di reciproca premura. Il dialogo cattolico – ebraico può divenire un segno di speranza e di ispirazione per altre religioni, razze e gruppi etnici, per lasciare il disprezzo e rivolgersi alla realizzazione di un’autentica fraternità umana.
Questo nuovo spirito di amicizia e attenzione reciproca può essere il simbolo più importante che dobbiamo offrire al nostro mondo in difficoltà.
(Praga, 6 settembre 1990)